Intervista esclusiva: MORENO BURATTINI (in occasione della sua presenza ad Amadora, nei giorni 29 e 30 settembre 2018, per un’esposizione relativa ai 70 anni di Tex)

Intervista condotta da José Carlos Francisco, con la collaborazione di Júlio Schneider (redattore di Tex per il Brasile) per le traduzioni e le revisioni.

Il Clube Português de Banda Desenhada ed il Clube Tex Portugal allestiscono ad Amadora, nei giorni 29 e 30 settembre 2018, un’esposizione relativa ai 70 anni di Tex, con la presenza dello scrittore italiano Moreno Burattini, gradita motivazione per questa intervista sul blog portoghese di Tex.
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Caro Moreno, ancora una volta sii il benvenuto al blog portoghese di Tex! Sarai protagonista in Portogallo di una esposizione relativa ai 70 anni di Tex, nella città di Amadora. Cosa rappresenta per te questo avvenimento che potrà contare sulla tua presenza in un paese straniero?
Moreno Burattini:
Il mio viaggio in Portogallo è, per me, molto importante. Innanzitutto perché ogni volta che un autore di fumetti viene invitato all’estero è in qualche modo un riconoscimento dei risultati che si sono raggiunti e che, evidentemente, hanno avuto un’eco anche al di fuori dei confini nazionali. Poi, perché il Portogallo è un Paese con una storia antica e una cultura straordinaria, con molti legami con l’Italia e con popoli che si assomigliano per molteplici aspetti. Proseguendo, ho molti amici portoghesi, che conosco per averli incontrati in Italia e a cui sono lieto di poter far visita nella loro terra; altri invece li conosco solo per mail e ugualmente sarò felicissimo di poterli incontrare di persona. Peraltro da tempo collaboro con i miei articoli alla rivista del Club Portoghese di Tex, dunque sarà come partecipare a una riunione di redazione. Un altro motivo è la mia soddisfazione di poter rappresentare non soltanto me stesso ma l’intera Casa Editrice Bonelli nel venire ad Amadora a parlare dei settanta anni di Tex, il personaggio che più di ogni altro simboleggia il fumetto italiano nel mondo: mi sento invitato non tanto in veste di sceneggiatore ma di storico del fumetto ed esperto dell’eroe, avendo scritto molti libri e molti articoli sul Ranger e potendo testimoniare come nascono le sue avventure dato che lavoro da trent’anni gomito a gomito con i suoi autori. E’ come se venissi da ambasciatore. Infine, si tratta del mio secondo viaggio in Portogallo, a distanza di molti anni dal primo. Sono stato a Lisbona nell’estate del 1993 e, dopo aver preso una automobile a noleggio, ho girato in lungo e il largo la parte sud del Paese. Mi piacque moltissimo tutto ciò che vidi. Sono curioso, dopo molto tempo, di recuperare le sensazioni di quella prima volta e vedere i cambiamenti che ci sono stati.

Cosa ha convinto Moreno Burattini, autore di risonanza mondiale, ad accettare un invito così insolito, ma allo stesso tempo importante?
Moreno Burattini:
Potrei rispondere il desiderio di assaggiare la cucina portoghese, ma in realtà è stata la consapevolezza di venire a rappresentare 70 anni di storia editoriale di Tex, a nome di tutto lo staff della redazione Bonelli, da redattore e da addetto ai lavori, da saggista e da critico, da testimone di fatti e di persone, più che da sceneggiatore. Io ho conosciuto Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini, Sergio Bonelli e Decio Canzio, Guglielmo Letteri e Fernando Fusco… ne ho di storie da raccontare. Non vengo a parlare di me, ma di loro.

Quali sono le tue aspettative relativamente agli 70 anni di Tex, qui in Portogallo?
Moreno Burattini:
Mi aspetto solo di trovare dei lettori appassionati come lo sono io, che mi reputo prima un lettore che un addetto ai lavori. E so che sarà così.

Hai qualche contatto con il fumetto made in Portogallo? Conosci qualche autore, come per esempio E. T. Coelho, anche perché ha vissuto e lavorato per molto tempo in Italia, considerato da molti come il miglior disegnatore di fumetti portoghese di sempre?
Moreno Burattini:
Eduardo Teixeira Coelho realizzava esattamente il tipo di fumetti e di eroi che piacciono a me: guerrieri medievali, vichinghi, uomini della frontiera. C’è un suo personaggio chiamato “Ayak”, che era un lupo bianco, che non soltanto era ambientato in scenari simili a quelli di Zagor (il personaggio di cui io principalmente mi occupo) ma aveva un nome che ricorda da vicino proprio il grido di battaglia del mio eroe preferito, cosa che mi ha sempre colpito. Peraltro è morto a Firenze, la mia città adottiva (io sono nato e vissuto la mia infanzia e adolescenza lì vicino, e a Firenze mi sono laureato). Il fumetto portoghese peraltro vanta una storia che inizia addirittura nella seconda metà dell’Ottocento con Bordalo Pinheiro a prosegue fino all’esperienza della Bedeteca de Lisboa, di cui ho sentito parlare. I miei contatti con gli autori dei Quadradinhos lusitani sono stati però soltanto sporadici. Ricordo la mostra “Quadradinhos: Sguardi sul fumetto portoghese” allestita in Italia nel 2014 nell’ambito del Treviso Comics Book Festival, con un importante articolo nel catalogo.

Allargando adesso un po’ l’orizzonte dell’intervista: cosa ti ha convinto ad entrare nell’industria dei comics?
Moreno Burattini:
In realtà io sono sempre stato convinto che quella dei comics non fosse industria ma artigianato, e comunque è con spirito di artigiano che porto avanti il mio lavoro. Non ho mai pensato a ciò che faccio come un impiego o una professione ma come al portare avanti una passione. Ciò che mi ha spinto a dedicarmi al fumetto è stato il mio grande amore verso il fumetto, appunto.

Come analizzi l’evoluzione della tua carriera?
Moreno Burattini: Ritengo di essere stato molto fortunato nell’aver potuto realizzare i miei sogni di bambino. Da ragazzo sognavo di fare lo scrittore di fumetti e in particolare di scrivere Zagor, e ci sono riuscito. Il segreto della vita è trovare qualcuno che ti paghi per fare ciò che tu saresti a fare pagando, ed è quel che mi è capitato. Poi non tutto nel resto della mia esistenza è andato altrettanto bene e mi è toccata in sorte la dose di sfortuna che capita più o meno a tutti, ma riguardo alla mia attività lavorativa ho avuto davvero un destino meraviglioso. Ho sempre lavorato con entusiasmo dedicandomi a quel che più mi piaceva scrivere e ho raggiunto traguardi importanti.

Come valuti il tuo lavoro di oggi in rapporto al passato?
Moreno Burattini: Mi rendo conto di essere cresciuto professionalmente, ma il mio rapporto con ciò che faccio è lo stesso: mi piace farlo, mi ci riconosco. Sono molto più tranquillo rispetto al mistero della nascita delle idee: all’inizio mi chiedevo se sarei riuscito a trovare sempre nuovi spunti per nuove storie così da poter vivere scrivendo per tutta la vita, e davvero non sapevo come avrei potuto. Oggi so che le idee arrivano, per magia, e che le storie da raccontare da qualche parte (non ho mai saputo da dove) si presentano da sole. Non sono io che vado a caccia di idee, sono loro che mi tendono gli agguati e mi saltano addosso quando passo dalle loro parti.

Come si forma un scrittore del tuo calibro?
Moreno Burattini: Non so quale sia il mio calibro, ma so come si forma uno scrittore. In un solo modo: leggendo.

Cosa rappresenta Tex per te e quale è la sua importanza nella tua vita?
Moreno Burattini: Tex rappresenta la sicurezza di una presenza: c’è sempre stato e so che sempre ci sarà. Una sorta di zio che dà buoni consigli e sa sempre cosa fare, vorresti essere come lui, in grado di prendere le decisioni giuste e riconoscere subito chi ha ragione e chi ha torto. Rappresenta anche il massimo della professionalità da parte di sceneggiatori e disegnatori: un prodotto senza sbavature o cadute di tono, una garanzia. E poi, vedere tutta la collezione sui miei scaffali mi fa ripercorrere con la memoria gli anni della mia vita: io c’ero quando Galep disegnava la cover di “Supertex”, albo a colori che comprai in edicola con i miei soldini, c’ero quando uscì il primo Texone, quando Claudio Villa diventò il copertinista…

In conclusione, vuoi lasciare un messaggio ai tuoi ammiratori che si trasferiranno ad Amadora?
Moreno Burattini: Non credo di essere in grado di smuovere molti ammiratori, dato che le storie di Tex con la mia firma sono, per il momento, piuttosto poche – e non so se ci sono, in Portogallo, lettori degli albi di Zagor della Mythos. Gli ammiratori che si trasferiranno ad Amadora sono ammiratori di Tex e non miei: sarò felice di incontrarne quanti più possibile! E se qualcuno lo vorrà, potrà avere anche uno schizzo disegnato: nonostante che io mio mestiere sia scrivere storie e non illustrarle, una vignetta buffa, una caricatura, un bozzetto umoristico riesco a farlo, a richiesta. Lo sanno bene gli amici portoghesi che sono venuti in Italia e mi hanno visto all’opera!

(Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza naturale)

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