Intervista condotta da José Carlos Francisco, con la collaborazione di Giampiero Belardinelli per la formulazione delle domande, di Júlio Schneider (traduttore di Tex per il Brasile) e di Gianni Petino per le traduzioni e le revisioni e di Bira Dantas per la caricatura.
Ciao, carissimo Bruno Ramella, e benvenuto sul blog portoghese di Tex! La tua vicenda personale è molto interessante, ci riferiamo alla tua giovanile attività di taglialegna: raccontaci brevemente quel periodo.
Bruno Ramella: Io sono nato e cresciuto in un paese dell’entroterra ligure, la mia famiglia aveva un frantoio per olive e in estate si alternava col taglio e il commercio della legna… ero anche iscritto alla facoltà di filosofia, in quel periodo. Un lavoro certo molto più dinamico del fumettista… Poi ho avuto dei problemi fisici che mi hanno costretto a prendere un’altra strada. A ventiquattro anni ho deciso di provare a fare i fumetti.
Durante il periodo di inattività decidi di metterti in contatto con Ivo Milazzo: lo avevi conosciuto in precedenza?
Bruno Ramella: No, ovviamente era un mio idolo, conoscevo a memoria i suoi lavori e lo consideravo il miglior disegnatore italiano. Sapevo che era genovese , così ho dato retta a mia madre che mi consigliava di scrivergli una lettera. Il caso ha voluto che avesse da molti anni una casa a Imperia per le vacanze, un giorno mi squilla il telefono ed era lui… mi sembrò quasi irreale!
Quando hai portato i tuoi primi lavori, qual è stata la reazione di Milazzo?
Bruno Ramella: In seguito mi disse che un unico disegno lo aveva convinto che io avessi qualche possibilità, uno strano uomo con la testa di tucano. In seguito lo regalai a mio fratello e ancora oggi ce l’ho incorniciato. Ivo è quasi altrettanto bravo ad insegnare che a disegnare, se partendo da lì è riuscito a farmi acquisire le basi del fumetto…
Quando tempo è passato, da quell’incontro, prima che i tuoi lavori siano stati ritenuti degni di pubblicazione?
Bruno Ramella: Per un paio d’anni feci la spola, più o meno una volta al mese, da Imperia a Genova, Ivo mi dedicava una giornata, analizzando i lavori che gli portavo e solitamente massacrandoli… quando vedeva che mi deprimevo mi diceva “mi rendo conto…” . Tornavo a casa con le ossa rotte ma ogni volta mi sembrava di aver capito qualcosa in più.
Come si è svolta la collaborazione con Ivo Milazzo?
Bruno Ramella: Una collaborazione effettiva sui suoi lavori non c’è mai stata, per un periodo frequentai il suo studio più intensamente nell’ipotesi di aiutarlo con le matite. Nel frattempo mi occupai anche del rimontaggio grafico di qualche albo per l’edizione a colori di Ken Parker. Un lavoro di taglia e cuci e qualche vignetta a matita. Poi mi chiamarono dall’Eura editoriale di Roma a cui avevo mandato del materiale e feci due storie brevi con loro: i miei primi lavori pubblicati.
Grazie a Claudio Nizzi ti sei fatto conoscere dal più ampio pubblico della Sergio Bonelli Editore: come è nata questa collaborazione?
Bruno Ramella: Avevo contattato Claudio a una mostra, si era interessato ai miei disegni, in quel periodo stava mettendo in cantiere l’uscita di Nick Raider e, nonostante le mie acerbe capacità, mi imbarcò in quell’avventura. Andai in Bonelli a incontrare Decio Canzio, che per me era una figura mitologica, con una pagina di studi dei personaggi e neanche una tavola di prova. Erano altri tempi, oggi una cosa così non credo sarebbe possibile… comunque tornai a casa con una sceneggiatura!
Il personaggio di Nick Raider deve a te la sua fisionomia definitiva: puoi raccontare ai nostri lettori qualche aneddoto?
Bruno Ramella: In realtà io mi basai molto sulla sintesi di Milazzo, le cui fotocopie del numero 5 in lavorazione mi arrivavano in corso d’opera. E’ curioso come avendo imparato da lui mi sia trovato poi a disegnare gli stessi personaggi… Nick, Magico Vento ed ora Tex. Spesso mi trovo a pensare che se un Mefisto mi avesse fatto vedere nell’acqua il futuro, avrei stentato a crederci.
Come è nata l’esigenza di realizzare le copertine di Nick Raider (in precedenza affidate a Giampiero Casertano)? Perché poi non hai più realizzato questo compito?
Bruno Ramella: Proprio perché c’era bisogno di una caratterizzazione del personaggio sulle copertine che richiamasse di più la sua fisionomia nelle storie raccontate… Casertano, che io ammiravo molto, era impegnato con Dylan Dog e si limitava alle copertine. E’ un lavoro che io ho trovato molto difficile e forse non tanto adatto a me, anche se mi ha dato più visibilità. Direi che io sono essenzialmente un narratore, do’ il meglio quando ho una sequenza da raccontare.
Passiamo a Magico Vento. Nel progetto di Gianfranco Manfredi sei stato il disegnatore di riferimento: come sono andate le cose?
Bruno Ramella: Lavoravo da anni con Renato Queirolo a Nick Raider, disegnando con le matite di Barbati anche due episodi scritti da Manfredi. Magico Vento ha avuto una genesi molto veloce, almeno dal punto di vista realizzativo, serviva un modello grafico piuttosto sintetico che i disegnatori potessero riprodurre senza troppi problemi. Per scelta comune partii da Daniel Day Lewis e in una quindicina di giorni il modello del protagonista e di Poe era pronto.
Il western magico di Manfredi ti ha portato su un livello superiore: quali sono state le peculiarità che ti hanno portato a provare soluzioni magari più visionarie rispetto al realismo metropolitano di Nick Raider?
Bruno Ramella: La fretta! Scherzi a parte, è cosa nota che almeno per sei o sette anni lo staff dei disegnatori fosse ridotto all’osso. La serie aveva un’impronta grafica particolare, i disegnatori disponibili magari non erano adatti e viceversa. Per cui si lavorava molto e molto velocemente, la penna non stava mai sospesa sul foglio incerta se fare un segno così o cosà, la calligrafia era bandita e molto affidato all’istinto. Mi resi conto che se non pensavo troppo al risultato il risultato stesso era migliore, e comunque funzionale alla storia che raccontavo. Da qui l’uso di tratteggi, sfumature, effetti e varianti grafiche che davano quell’effetto di “sporco” molto adatto al western e all’horror.
Dopo la chiusura di Magico Vento, prima di passare a Tex, hai collaborato con altre editori all’infuori della Sergio Bonelli Editore?
Bruno Ramella: No, ho lavorato come inchiostratore a tre numeri di Shanghai Devil e alla miniserie Coney Island, sempre con Manfredi e sempre per Bonelli.
Passiamo adesso al Ranger che dà nome a questo blog: vuoi raccontarci com’è avvenuto il tuo arruolamento nello staff dei disegnatori di Tex?
Bruno Ramella: In modo direi naturale… stavo finendo di disegnare “Coney Island”, miniserie dalla lavorazione complicata sia per miei problemi personali che per la morte improvvisa di Giuseppe Barbati, con cui lavoravo. Quando mi telefonò Boselli per propormi Tex non mi sembrò molto strano, avevo disegnato western per anni e avevo una certa esperienza, diciamo che me lo aspettavo.
Come ti senti a misurarti con il Ranger?
Bruno Ramella: Non ho ansie particolari, il problema principale è l’attenzione che bisogna avere per Tex, perché nessun fumetto si identifica col suo protagonista come in questo caso.
Nel disegnare Tex, che tipo di difficoltà hai incontrato, se ne hai incontrate?
Bruno Ramella: Appunto l’aderenza al modello grafico e caratteriale del personaggio, perché gli appassionati sono attentissimi e molto legati alla tradizione… puoi farne una versione tua ma deve essere compatibile con quello che il lettore si aspetta da Tex. Per il resto, avendo esperienza di western non ho troppi problemi con i cavalli, gli ambienti e quella particolare atmosfera.
Hai dovuto modificare il tuo solito stile, oppure no?
Bruno Ramella: No, il racconto in Tex dev’essere privo di equivoci, chiaramente se non funzionali alla storia, e quindi il disegno quanto più possibile chiaro e dettagliato. Per il resto, vista la lunghezza delle storie, ci può essere la difficoltà a immettere elementi nuovi e sperimentali senza creare discontinuità grafica.
Come definisci graficamente il tuo Tex?
Bruno Ramella: Abbastanza tradizionale, la difficoltà sta nel mantenere una via di mezzo tra la sua “rocciosità” e la sua umanità, sia nei confronti dei pard, sia nei confronti dei personaggi più deboli. Inoltre dev’essere maturo ma pienamente vigoroso. Magico Vento era un personaggio più emotivo, poteva passare da una durezza estrema ad un’estrema debolezza, diciamo che Tex è molto più lineare.
Negli ultimi tempi diversi disegnatori hanno fatto solo una veloce comparsata su Tex e poi sono tornati a lavorare su altri personaggi. Quello su Tex è per te un impegno duraturo, almeno nelle tue intenzioni?
Bruno Ramella: Intanto è duraturo perché le storie sono lunghe ed io non sono più molto veloce… ho appena finito il primo episodio e sto per iniziare il secondo di una storia in due parti. Vedremo il risultato finale, comunque credo di sì.
Chi o cosa è Tex secondo te? Cosa ti piace di più nel Ranger e cosa di meno?
Bruno Ramella: Io sono un lettore di Tex da quando ero bambino, allora non era molto usuale andare in edicola a comprare i fumetti, ci se li scambiava tra amici. Era perfettamente normale, anche se un po’ frustrante, leggere un’avventura già iniziata e magari non sapere come sarebbe finita… anni dopo ho recuperato sulle bancarelle piano piano tutti i numeri. Mio padre stesso era un gran lettore del ranger, e spesso rileggeva le storie a distanza di un po’ di tempo. Questo per dire che Tex è stato parte della mia infanzia e oltre, qualunque lettore capisce cosa intendo. Per cui mi viene difficile darne una definizione o dire cosa mi piace e cosa no… diciamo che non sono molto affezionato a quelle scene per cui lui se la cava per pura fortuna o perché i suoi nemici sono un po’ troppo stupidi o imprecisi. Mi rendo conto che è difficile trovare espedienti nuovi originali e credibili, come lettore faccio i complimenti agli sceneggiatori che ci riescono.
Per concludere il tema, come vedi il futuro di Tex?
Bruno Ramella: Non sono molto addentro alla parte strettamente commerciale, credo ci sia ancora una certa affezione per il personaggio e Mauro Boselli sta portando avanti con lucidità un processo di rinnovamento nella tradizione. Nei mesi scorsi tramite amici ho conosciuto un bambino di 10 anni appassionato di Tex. Dovendo fare una relazione a scuola su uno scrittore lombardo, ha scelto Giovanni Luigi Bonelli… mi sembra un buon segnale e sicuramente un augurio.
Quanto tempo impieghi per disegnare una tavola? Hai degli orari? Come si articola una tua giornata tipo fra lavoro, letture, tenerti informato, ozio, vita familiare?
Bruno Ramella: Non sono granché lineare nel mio lavoro e negli ultimi anni ho un po’ rallentato i ritmi anche per altri impegni. Diciamo che faccio giuste 7-8 tavole al mese; quanto agli orari, nei periodi in cui non avevo legami familiari ho sempre iniziato tardi e finito anche molto tardi. Ci sono periodi in cui disegnare mi piace particolarmente ed allora lo faccio spesso extra lavoro, magari la sera davanti alla televisione.
Puoi esporci la tua tecnica di lavoro?
Bruno Ramella: Non faccio mai tavole complete, ma un certo numero di matite, possono essere 5 come 40, poi le inchiostro prima tutte a pennarello e poi tutte a pennello… anzi, ormai da molti anni col Pentel Brush Pen. Anche facendo le matite è molto difficile che inizi e finisca una tavola, salto da una vignetta all’altra e cerco di non intestardirmi sulle cose che non mi vengono subito… a volte definisco moltissimo ed altre accenno, specialmente se il primo abbozzo funziona. In sostanza è una tecnica di lavoro fatta su misura!
Esiste un’altra testata bonelliana, per la quale non hai mai lavorato, e che ti piacerebbe tantissimo disegnare? In caso positivo, puoi dirci quale sarebbe e perché?
Bruno Ramella: Posso dirne due del passato : Ken Parker e La Storia del West, per la grande stima che ho per Berardi e D’Antonio.
Il fumetto della SBE è sempre stato il tuo obiettivo oppure avresti preferito fare il cosiddetto fumetto d’autore come Pratt, Battaglia, Toppi, Manara?
Bruno Ramella: Il mio obiettivo era fare fumetti in genere, ma non sono mai stato frustrato dal lavorare solo per Bonelli. Non che non ne veda i limiti, si agisce entro schemi ben precisi, ma sono le regole del gioco, o se vogliamo di questo tipo specifico di narrazione grafica. Se devo dare una risposta, non mi piace che il ruolo del disegnatore travalichi la storia che si sta raccontando, e questo nel fumetto bonelliano è basilare.
Quali sono i tuoi progetti immediati?
Bruno Ramella: Facile: iniziare la seconda parte della storia di Tex che sto disegnando e, se possibile, andare un po’ più spedito…
Quali fumetti leggi attualmente?
Bruno Ramella: Continuo a seguire i bonelliani ma apprezzo molto quelle che negli ultimi anni vengono chiamate graphic novel. Ovviamente il livello deve essere alto, in genere preferisco il fumetto francese e latino e non amo particolarmente quello americano, in particolare i supereroi. Con le dovute eccezioni, naturalmente.
Oltre ai fumetti, quale tipo di libri leggi? E quali sono le tue preferenze nel campo del cinema e della musica?
Bruno Ramella: Sono un lettore molto forte, e vorrei farlo anche di più. Fino a qualche anno fa leggevo spesso un capitolo come intervallo dal lavoro, ora mi capita di aprire facebook, o le notizie, o pinterest. Leggo sempre la sera, argomenti diversi ma quasi sempre narrativa. Quanto al cinema, vado abitualmente al cineforum, non seguo molto il mainstream. In televisione, negli ultimi anni, soprattutto serie tv. Un tempo lavoravo con costante sottofondo musicale; avevo, ed ho tuttora, migliaia di audiocassette dei generi più svariati. Rock blues, soprattutto. Arrivo da un’altra epoca! Ma ad un certo punto ho smesso di ascoltare musica mentre lavoro, non so dire perché.
Bene, noi avremmo finito. C’è ancora qualcosa che vorresti dire? Qualcosa che non ti è stato chiesto e che avresti assolutamente voluto far sapere ai nostri lettori?
Bruno Ramella: Solo che è in occasioni come queste che chi fa il mio lavoro si rende conto di quanto amore mettano i lettori dei più vari paesi del mondo nel seguire i propri fumetti preferiti. Questo fa tornare un po’ lettori anche noi addetti ai lavori, ed è un bene perché ci spinge ad andare oltre l’approccio tecnico a favore di quella che deve essere la prima motivazione nel raccontare storie a fumetti, ovvero la passione.
Caro Bruno, ti ringraziamo moltissimo per l’intervista che ci hai così gentilmente concesso.
Bruno Ramella: Grazie a voi e saluti a tutti i lettori portoghesi!
(Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza naturale)
Bellissima ed esauriente intervista per un altro grande disegnatore che entra nella grande famiglia di Tex. Ammiro Bruno Ramella da quando disegnava Nick Raider!