Intervista esclusiva: LUCIO FILIPPUCCI (in occasione della sua presenza alla 10ª Mostra del Club Tex Portogallo)

Intervista condotta da José Carlos Francisco, con la collaborazione di Júlio Schneider (redattore di Tex per il Brasile) per le traduzioni e le revisioni.

Per celebrare un nuovo anno di vita del Club Tex Portogallo, si terrà una nuova Mostra al Museo del Vino e della Vigna di Anadia (il luogo più importante della città). Situata nel centro del Portogallo, Anadia dista 25 km a nord di Coimbra e 90 km a sud di Oporto.
L’esposizione avrà luogo nei giorni 3 e 4 maggio con la presenza di due grandi nomi di Tex: Lucio FILIPPUCCI e Giovanni FREGHIERI.

Caro Lucio Filippucci, ancora una volta sii il benvenuto al blog portoghese di Tex! Sarai protagonista in Portogallo di una esposizione del Club Tex Portogallo, nella città di Anadia. Cosa rappresenta per te questo avvenimento che potrà contare sulla tua presenza in un paese straniero?
Lucio Filippucci: Cari amici portoghesi, devo dire che ho accolto con grande gioia linvito a partecipare alledizione 2025 della Mostra del Club Tex ad Anadia. Per gli autori di Tex è una specie di riconoscimento parteciparvi perchè negli anni questa iniziativa ha assunto sempre più importanza. Sarà così anche loccasione per conoscere dal vivo gli animatori del Club Tex che con la loro passione e competenza hanno creato qualcosa di unico nel panorama fumettistico internazionale. Vale infatti la pena ricordare che una manifestazione dedicata al nostro amato pard non esiste nemmeno in Italia. Naturalmente sarà anche grande la soddisfazione nel conoscere i lettori portoghesi e questa terra che visiterò per la prima volta.

Cosa ha convinto Lucio Filippucci, autore di risonanza mondiale, ad accettare un invito così insolito?
Lucio Filippucci: A questa domanda ho già in parte risposto, e aggiungo che non hanno avuto poca importanza i racconti dei miei colleghi e amici, come Fabio Civitelli e Andrea Venturi, che hanno decantato lospitalità e lentusiasmo degli amici portoghesi.

Quali sono le tue aspettative relativamente alla 10ª Mostra del Club Tex Portogallo?
Lucio Filippucci: Le mie aspettative rispetto alla partecipazione alla 10° Mostra del Club Tex in Portogallo sono semplici: cercare di tenere alta la bandiera e la stella del mitico ranger omaggiando i tanti che lo amano in questo paese. Alle fiere e alle mostre, noi autori abbiamo il privilegio di potere entrare in contatto diretto con i lettori e i fans del personaggio. È un qualcosa che ci dona entusiasmo e nuova energia e ci fa capire che il nostro lavoro non è vano ma è apprezzato dai lettori. Farò di tutto per ricambiare questo affetto.

Allargando adesso un po’ l’orizzonte dell’intervista: cosa ti ha convinto ad entrare nell’industria dei comics?
Lucio Filippucci: La mia entrata nel mondo dei fumetti è di antica data e risale a quando ero bambino. Allepoca non esistevano diavolerie tecnologiche e anche la Tv non era per ragazzi. Lunico veicolo su cui far viaggiare i sogni erano i fumetti, e io di viaggi ne facevo parecchi. Se uniamo questo al dono che avevo del disegno, il passo è stato breve. Già a 10, 11 anni vagheggiavo di voler fare fumetti. Dal vagheggiamento infantile, però, alla volontà di volerlo fare veramente cè voluto uno scatto, una scintilla che mi rendesse veramente determinato in questo proposito. Questa scintilla fu una pesante influenza che mi costrinse a letto per molti giorni e un vicino di casa che, per consolarmi, mi portò tutta la collezione rilegata di un inserto a fumetti che si trovava nel quotidiano Il Giorno. Lì venivano pubblicate le avventure di Dan Dare, pilota del futuro. Quelle strepitose tavole a colori in grande formato, magistralmente disegnate da Frank Bellamy e Frank Hampson, che raccontavano di mondi lontani e pianeti sconosciuti, mi mandarono letteralmente fuori di testa. A seguito di quelle letture decisi che anchio sarei diventato un autore di fumetti. Seguirono anni di studio e lavoro pesante sotto la guida dei Maestri Roberto Raviola e Giovanni Romanini fino alla pubblicazione del mio primo fumetto nel 1975 (non vogliatemene, fu un Biancaneve pubblicato dalla Edifumetto di Renzo Barbieri). Da lì in poi non mi sono più fermato.

Cos’hai provato quando hai ricevuto l’invito per disegnare Tex?
Lucio Filippucci: Sono approdato a Tex dopo tanti anni di professionismo, dove posso dire senza falsa modestia di avere disegnato di tutto, dalle storie per bambini a quelle vietate per adulti, dalla pubblicità allillustrazione per libri, dalle storie di avventura a quelle più socialmente impegnate. Il genere Western, però, nonostante lo avessi frequentato e amato in letteratura, nei fumetti e al cinema, non mi era mai capitato di rappresentarlo. Quando Sergio Bonelli mi convocò, dopo avere visto come disegnavo i cavalli in una storia di Martin Mystère, per dirmi che ero pronto per disegnare Tex, confesso, mi tremarono un pò le gambe. Tex non è un fumetto qualsiasi, è il fumetto più difficile da disegnare in assoluto! In più cominciai a disegnare Tex con un “Texone”, collana dove si erano cimentati prima di me i più grandi disegnatori internazionali e il mio Maestro Roberto Raviola, in arte Magnus, autore di quel capolavoro intitolato “La valle del terrore”. Insomma un inizio da far tremare i polsi. Fui confortato comunque dallincoraggiamento di Sergio Bonelli e da un copione bellissimo firmato dal grande Gino DAntonio: Seminoles, che mi diede entusiasmo e voglia di dare il massimo.

Come analizzi l’evoluzione della tua carriera?
Lucio Filippucci: Ormai, dallalto, ahimè, del 50° anno di carriera posso trarre un bilancio sulla mia evoluzione professionale. Un bilancio di luci e ombre. Luci perché ho realizzato il mio sogno di bambino, arrivando a buoni livelli tecnici, navigando in tutti settori del fumetto e arrivando a interpretare fumetti tanto amati dai lettori, come Martin Mystère e Tex, riuscendo a entrare (questo il mio maggior successo) nei loro cuori. Ombre perché in tanti anni non sono quasi mai riuscito a dare concretezza ai progetti personali che tuttora giacciono nel cassetto. Ritengo dunque la mia carriera, se pur lunga e piena di soddisfazioni, ancora incompleta. Insomma, se Dio lo vorrà, avrò ancora da pedalare.

Come valuti il tuo lavoro di oggi in rapporto al passato?
Lucio Filippucci: Il parere di un artista rispetto al proprio passato è sempre critico. La maggior parte dei lavori che ho fatto li rifarei modificandoli, migliorandoli, correggendoli, perché con letà aumenta anche lesperienza e la maturità stilistica e artistica. Oggi sono molto più lento nel disegno (non sono comunque mai stato un “fulmine di guerra”), ma ritengo di essere cresciuto in qualità. Almeno questo è un lato positivo (uno dei pochi) della vecchiaia!

Come si forma un disegnatore del tuo calibro?
Lucio Filippucci: La formazione di un artista, in questo caso di un fumettista ( ma penso di ogni persona), avviene sommando sbagli, tentativi e ricerca. Ma alla base di tutto deve esserci quella passione, quel fuoco sacro che ti spinge a non sentire la stanchezza e a stare ore e ore sul tavolo da disegno per dire alla fine: ecco, questo lavoro mi soddisfa, ecco, ho fatto qualcosa che mi rappresenta, ecco, ho fatto qualcosa che racconta una storia attraverso la mia mano, i miei occhi e la mia mente.
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Su che cosa stai lavorando attualmente?
Lucio Filippucci: Attualmente, per i motivi che dicevo prima, sento la necessità di andare a ruota libera, fuori da ogni routine, cercando di riprendere tanti progetti che ho nel cassetto prima che la polvere e i tarli li cancellino. Per questo ho preso un periodo di pausa con la produzione seriale per privilegiare progetti estemporanei e diversi tra loro. In particolare, in questo momento sto lavorando a un volume incentrato sulla lotta di Resistenza nel periodo della seconda guerra mondiale ambientato nelle zone in cui vivo, LAppennino Tosco-Emiliano, occupate dalle truppe germaniche. Parallelamente sto lavorando ad un progetto da presentare agli Editori che avranno il buon cuore di visionarlo, di una storia ambientata in un mondo distopico, che in maniera fantasiosa mette in luce aspetti problematici della nostra società attuale. Poi ho alcune storie scritte da me, ma di quelle ne riparleremo il prossimo anno, se riesco a sopravvivere a queste due.
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Cosa rappresenta Tex per te e quale è la sua importanza nella tua vita?

Lucio Filippucci: Tra tutti questi progetti, realizzati più o meno, tra tutti questi anni di lavoro più o meno soddisfacenti, tra tutto questo marasma di storie e personaggi, certo, Tex resta nel mio cuore, ha rappresentato e rappresenta un traguardo ambito e una grande soddisfazione professionale. Mi ricordo quello che mi disse Decio Canzio, direttore generale della Sergio Bonelli Editore, quando mi proposero di passare da Martin Mystère a Tex: “Sii contento perché decuplicherai i tuoi lettori”. E così fu. Pur restando estremamente attaccato a Martin Mystère, mi dedicai con passione al nuovo personaggio, e questo mi permise di essere apprezzato da tanti lettori, facendomi conoscere e amare in tutto il paese e allestero. Inoltre, le storie: il respiro del West, dei suoi spazi e dellavventura che richiama ai valori fondamentali degli uomini. Tutto questo mi ha permesso di crescere in tutti sensi. Tutto questo grazie a Tex e ai suoi pards. Naturalmente questo mio galoppare a ruota libera non preclude un ritorno sulla collana di Tex appena avrò concluso i progetti in corso. Anzi, è mio fermo proposito riprendere la cavalcata coi nostri pards già dal prossimo anno.

In conclusione, vuoi lasciare un messaggio ai tuoi ammiratori che si trasferiranno ad Anadia?
Lucio Filippucci: In conclusione, un grande saluto a tutti i numerosi visitatori della Mostra organizzata dal Club Tex ad Anadia. Sarò con voi in quei giorni, come si dice, “anima e corpo”.

Caro Lucio, a nome del blog portoghese di Tex ti ringraziamo moltissimo per l’intervista che ci hai così gentilmente concesso.
Lucio Filippucci: Ancora grazie a José Carlos Francisco e a tutti gli organizzatori per avermi invitato.

(Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza naturale)

2 Comentários

  1. Vorrei tanto esserci sentire un Bolognese, parlare in portoghese.
    Ciao Lucio naturalmente scherzo, vedrai che sarà una bellissima avventura, José e un grandissima persona.

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