Intervista esclusiva: MASSIMILIANO LEONARDO (LEOMACS)

Intervista condotta da José Carlos Francisco, con la collaborazione di Giampiero Belardinelli e Roberto Pagani per la formulazione delle domande, di Júlio Schneider (traduttore di Tex per il Brasile) e di Gianni Petino per le traduzioni e le revisioni e di Bira Dantas per la caricatura.

LeoMacs por Bira DantasCiao caro Leomacs, e benvenuto sul blog portoghese di Tex. Per coloro che non ti conoscono bene, ti chiediamo di fare una piccola autopresentazione ed il percorso della tua carriera.
Leomacs: Salve a tutti. Mi chiamo Massimiliano Leonardo, sono nato a Roma nel 1972 e faccio il disegnatore di fumetti. Ho lavorato per diverse case editrici italiane ed ho disegnato i più disparati generi narrativi: Horror, Erotico, Supereroistico, Umoristico, poliziesco ecc., ecc.

Parlaci un po’ più di te: in particolare di com’è nata la passione per il fumetto. Da ragazzo leggevi Tex?
Leomacs: Il primo ricordo nitido che ho è quello di mia mamma che mi porta in edicola per comprare Topolino. In seguito ho cominciato a leggere Tex (che ovviamente disegnavo pure), ma anche Zagor, Devil, l’Uomo Ragno, I Fantastici Quattro, gli X-men, Geppo, Braccio di ferro ed altri ancora. Più o meno è questa “L’Educazione Sentimentale” che mi ha marchiato a fuoco. Di lì a poco, se si esclude il cosmonauta, l’agente segreto o il calciatore, non avrei desiderato altro nella vita che fare il disegnatore di fumetti!

HHL para a webCome e quando sei entrato nel mondo dei fumetti?
Leomacs: Nel 1993 conobbi Roberto (Recchioni) nelle aule di una scuola del fumetto di Roma. Decidemmo di lavorare assieme per una manciata di storie e dopo aver formato un gruppo con altri giovani autori della stessa scuola proponemmo ad una “fantomatica” casa editrice dell’epoca un fumetto Supereroistico da edicola (per di più MENSILE e A COLORI!!). Quel fumetto si chiamava DARKSIDE. E può essere considerato a tutti gli effetti il mio esordio nel mondo dei fumetti.

Hai avuto una formazione artistica? Di che tipo?
Leomacs: Di nessun tipo. Ho il diploma di Geometra ma non ho mai messo piede in un cantiere. Dopo Darkside frequentai per qualche mese l’accademia di Belle Arti di Roma, ma non ebbi tempo e modo per ambientarmi perché vivevo già per mio conto e dovevo tirare a campare; studiare e lavorare era diventato troppo difficile. Abbandonai a malincuore, a dire il vero.

Capa BattagliaQuali sono i disegnatori italiani e stranieri a cui ti sei ispirato nel corso della tua carriera? Ce n’è qualcuno più di altri che consideri idealmente il tuo maestro?
Leomacs: Ho amato ed amo moltissimi disegnatori molto diversi tra loro. Tanto per fare qualche nome potrei citare: Micheluzzi, Pazienza, Liberatore, Cavazzano, Romita, Caniff, Eisner, Buscema, Font, Ferri, Diso, Nowlan, Miller, Toth, Giraud, Ticci, Raymond, Magnus, Milazzo, Frisenda, Parlov, Watterson, Otomo, Gipi, Clowes, Baru, Tardi, Kojima e molti altri ancora, però se devo pensare a quello forse più “decisivo”, se non altro per un fattore emotivo, il nome che mi viene per primo in mente è quello di Jordi Bernet.

Prima di entrare in Bonelli hai avuto le più disparate esperienze, in parte poco note al grosso pubblico. Quali sono quelle a cui sei più legato?
Leomacs: Probabilmente le storie disegnate per la maxiserie “Napoli Ground Zero”, pubblicate dall’Eura Editoriale, e “Battaglia”, il vampiro creato assieme a Roberto Recchioni.

The Thing para a WebCome sei arrivato alla Sergio Bonelli Editore? Avresti voluto realizzare graficamente un personaggio in particolare della scuderia bonelliana?
Leomacs: Sono arrivato alla Sergio Bonelli Editore proponendomi a più riprese. Inizialmente, come spesso accade quando ci si presenta troppo presto alle grandi case editrici, i miei tentativi non portarono a nulla di concreto. Benché mi impegnassi tantissimo mancavo di alcuni “requisiti” fondamentali. In sostanza non ero ancora pronto. Dopo qualche tempo e grazie ai preziosi consigli di alcuni veri maestri, tra i quali mi piace ricordare Carlo Ambrosini, Enea Riboldi ma SOPRATTUTTO Maurizio Di Vincenzo, riuscii ad aggiustare il tiro tanto da poter essere preso seriamente in considerazione. Mi venne così data l’occasione di realizzare un albo di Nick Raider, sotto le amorevoli cure di Renato Queirolo con il quale ho poi lavorato negli anni a seguire. All’epoca mi sarebbe piaciuto disegnare un albo di Dylan Dog per almeno due motivi: sia per poter interpretare un personaggio che avevo molto amato come lettore, sia perché avrei voluto cimentarmi con un’ambientazione metropolitana contemporanea. E poi ero e sono sempre stato un patito dell’Horror, per cui…

LolitaIl tuo debutto in Bonelli è stato con Nick Raider (il n. 184), serie che a quei tempi era una specie di palestra per giovani talenti, su testi di Tito Faraci. Qual è stato il tuo approccio alla serie? Hai qualche ricordo particolare di quel lavoro?
Leomacs: Nick Raider fu un lavoro estremamente faticoso, perché venivo da situazioni lavorative più “anarchiche” e non avevo mai lavorato con un editor che mi marcasse così stretto. La sceneggiatura di Faraci fu utile a capire alcuni meccanismi necessari della “grammatica bonelliana”, ma per il resto fu come ricominciare tutto da capo, perché quello che pensavo di saper fare non sembrava adatto alle esigenze della serie. Sostanzialmente il disegno si fece più realistico e l’inchiostrazione più pulita. E’ stato formativo, ma decisamente stancante.

Mágico VentoIn seguito ti sei trovato a collaborare con lo sceneggiatore Gianfranco Manfredi per il suo Magico Vento. Hai realizzato due episodi – “Il lago del terrore” (n. 94) e “Vampiri cinesi” (n. 107) – di atmosfere misteriose e inquietanti. Rispetto a Nick Raider quali sono state – se ci sono state – le maggiori difficoltà?
Leomacs: Le maggiori difficoltà le ho trovate con le ambientazioni (per me all’epoca del tutto inedite) e nel disegnare il volto di Ned Ellis (Magico Vento) che non ha mai avuto precisi riferimenti.

Gianfranco Manfredi passa come un autore particolarmente esigente e pignolo. Come ti sei trovato a lavorare su questa serie, che da sempre ha nei precisi riferimenti storici e culturali uno dei suoi punti di forza?
Leomacs: La pignoleria di Gianfranco non è stata mai un particolare problema. Semplicemente, rispetto al passato, ho dovuto tener conto di molti più elementi da considerare che hanno cambiato di non poco il mio modo di “inquadrare” e di conseguenza di disegnare.

Volto NascostoDopo i due episodi di Magico Vento, Manfredi e Queirolo ti hanno voluto anche sulle pagine di Volto Nascosto: ancora l’800 in primo piano, ma sei passato dal west americano alle affascinanti atmosfere dell’Africa coloniale. Ti è piaciuto lavorare a questa miniserie?
Leomacs: Mi è piaciuto molto lavorare su Volto Nascosto. Mi è piaciuta l’idea di base, la struttura e l’evoluzione dei personaggi, che come nel più tipico dei feuilleton (o romanzo d’appendice se preferite), amano, odiano e guerreggiano in un contesto storico affascinante e ben poco esplorato. Il tutto senza rinunciare all’alternanza e al mix di generi narrativi che sono spesso necessari. L’albo da me disegnato, infatti, può essere considerato un western vero e proprio.

Le ambientazioni etiopiche e le brevi sequenze romane dell’episodio mostrano la tua versatilità. È stato più difficoltoso disegnare gli ambienti, i costumi o i protagonisti della miniserie?
Leomacs: Anche in questo caso i protagonisti della serie sono quelli che mi hanno messo più in difficoltà. Per le ambientazioni ho trovato sufficiente materiale di riferimento. Un po’ più difficile è stato cercare i costumi, sempre difficili da reperire, in rete ed in libreria.

Tex WillerPassiamo adesso al Ranger che dà nome a questo blog. Qualche mese fa, terminando un episodio lasciato incompiuto da Manfred Sommer, hai esordito sulle pagine di Tex. In queste prime tavole ti sei adeguato con umiltà allo stile del disegnatore spagnolo: è stata una precisa richiesta della redazione oppure è stata una tua libera scelta? Cos’hai trovato di maggiormente difficile confrontandoti con il Ranger?
Leomacs: Non c’è stata nessuna particolare richiesta da parte della redazione, mi sono semplicemente buttato nella mischia come meglio ho potuto. La difficoltà principale, oltre quella del primo confronto “diretto” col genere western, è stata quella di subentrare “al volo” in una storia prossima a concludersi. Personaggi, ambienti e situazioni erano già ben delineati. La cosa migliore che potessi fare era lavorare onestamente, anche per tributo al vecchio Maestro Sommer.

Tex página inéditaEra già previsto il tuo arrivo a Tex oppure queste 20 pagine rappresentavano un vero e proprio banco di prova?
Leomacs: Banco di prova, of course.

Al di là dei modelli, comunque, tu come vedi Tex? Quali sono le sue caratteristiche che il disegnatore dovrebbe saper evidenziare?
Leomacs: Mauro Boselli, su questo stesso Blog, ha spiegato perfettamente come dovrebbe essere Tex. Cito testualmente: “Tex è un EROE della stoffa di quelli mitici e di questo bisogna tener conto. Forse qualcuno si stupirà, avendo frainteso le mie storie, ma io sono contro l’umanizzazione di Tex (infatti umanizzo i personaggi SECONDARI). Tex non è come noi. Ci affascina perché è qualcosa di più grande“. Concordo pienamente con lui. Secondo me un disegnatore, anche quando vuole (giustamente) metterci del suo, deve partire da questi elementi che potremmo definire “consueti”.

Tex página inéditaCosa ti piace maggiormente in Tex? E cosa ti piace di meno?
Leomacs: Mi piace l’epica. Mi piace la sua totale “autarchia”. Mi piace che sia un invito al “meticciato” (fu una fantastica intuizione per i tempi). Mi piace quella sospesa e dilatata bolla temporale nella quale convivono West reale e West fantastico. Di contro non mi piace quando non rispetta queste peculiarità.

Cosa rappresenta per te Tex, lo consideri un punto di arrivo o lo intendi invece come un passaggio della tua carriera?
Leomacs: E’ un sogno di bambino che s’avvera. Mi piacerebbe disegnarlo per sempre, magari “tradendolo” ogni tanto.

Tex página inéditaQuali ambizioni avevi o hai all’interno della SBE, soprattutto in relazione a Tex?
Leomacs: Disegnarlo il più possibile nel miglior modo possibile.

A quanto ci risulta, stai disegnando una nuova storia di Tex: puoi anticiparci qualcosa sulla tua seconda storia, chi è lo sceneggiatore, quale è l’ambientazione, argomenti trattati, ecc.?
Leomacs: La sceneggiatura è di Mauro Boselli col quale mi trovo molto bene. E’ una storia in cui Tex e Carson dovranno fronteggiare un antagonista “forte” e piuttosto complesso che si pone al centro di importanti interessi ferroviari. Per ora il racconto si snoda tra Arizona e Colorado.

Quanti tavole produci al mese? Hai degli orari? Come si articola una tua giornata tipo fra lavoro, letture, tenerti informato, ozio, vita familiare?
Leomacs: Per ora ne faccio dieci al mese. Gli orari sono ancora troppo flessibili e, lavoro a parte, non ho una vera e propria giornata tipo. Faccio più o meno tutto quello che fanno i miei coetanei, solo con orari un po’ più dilatati. Solo l’ozio sembra essere una cosa che proprio non mi riesce di guadagnare.

Leomacs desenhandoPuoi esporci la tua tecnica di lavoro?
Leomacs: Solitamente studio le diverse sequenze con dei piccoli storyboard “scarabocchiati”, cerco la documentazione necessaria e poi parto direttamente a matita sulla tavola. Quando la vignetta è particolarmente complicata la studio a parte, magari corredandola di piantine, studi di personaggi e oggetti vari. Non ho una vera e propria tecnica di lavoro: quando mi blocco in alcuni difficili passaggi preferisco saltare ad altri per non perdere continuità, ma questo mi porta ad essere piuttosto disordinato e spesso mi ritrovo a lavorare su più tavole contemporaneamente (con tutto ciò che questo può comportare). Con gli anni ho ridotto all’osso i miei strumenti: disegno con una normale matita, inchiostro con pennino e pennello e “correggo” con bianchetto e targhette adesive. Delle volte uso Photoshop per aggiustare alcune “sproporzioni” nel disegno.

CaporettoTi senti un artigiano del fumetto oppure un artista? Disegnare è per te uno stimolo, un divertimento oppure un lavoro?
Leomacs: Disegnare è contemporaneamente tutte e tre le cose. Ovviamente il lavoro condiziona fortemente stimolo e divertimento. Apparentemente sembra pure “tiranneggiarli”, ma a ben guardare è anche la condizione necessaria per conoscere gli aspetti inediti del proprio disegno e di conseguenza, anche della propria “sensibilità artistica”. In sostanza ti impedisce di diventare pigro.

Ti sei mai cimentato nella sceneggiatura? Ti piacerebbe scrivere una storia di Tex o di qualche altro personaggio?
Leomacs: Non mi sono mai cimentato nello “sceneggiare” in senso stretto, descrivendo scena per scena e vignetta per vignetta. Quando penso ad una storia o ad una sequenza mi viene subito automatico disegnarla. Non sarei mai in grado di scrivere una storia di Tex (ne di altri personaggi), però mi sentirei piuttosto capace di raccontare a modo mio le storie degli altri. Mi piacerebbe molto poter disporre di un soggetto altrui (anche dettagliato ed elaborato) e di poterne gestire liberamente impaginazione, regia, montaggio e inquadrature.

Tex - Palle in cannaNonostante tu sia entrato da poco a far parte dello staff di Tex, il primo contatto con il Ranger ed il suo mondo l’hai avuto nel 1996, quando ne realizzasti una parodia, “Fax palle in canna”. Puoi raccontarci qualcosa di quell’esperienza?
Leomacs: Fu una sfida piuttosto divertente. Soprattutto fu l’occasione per tornare a fare fumetti dopo un periodo di assenza dal “giro”. Accettai di disegnare quella parodia solo perché riguardava Tex. Successivamente infatti, rifiutai altre proposte sui generis che mi vennero fatte. Per me quello rappresentava una sorta di omaggio. Magari sgangherato, ma pur sempre un omaggio.

Hai collaborato con alcuni dei più bravi e quotati sceneggiatori italiani: Recchioni, Faraci, Manfredi, Boselli. Puoi dirci quali sono le caratteristiche salienti di ognuno di loro? Chi trovi più preciso in sceneggiatura nella descrizione delle singole vignette e chi, viceversa, lascia maggiori libertà?
Leomacs: Con Recchioni ci conosciamo da una vita e ci si capisce al volo. Sceneggia in modo netto e ritmato, si fida del disegnatore e lascia molto spazio di manovra. Tito Faraci è molto asciutto e “strutturato”. Le sue sceneggiature sono estremamente chiare e di enorme aiuto per chi disegna. Manfredi è molto ordinato e specifico nelle descrizioni di personaggi ed ambienti, non mette mai più di un baloon per vignetta e scrive una sceneggiatura per volta. Boselli scrive come un fiume in piena: le sue tavole sono zeppe di descrizioni e riferimenti di ogni genere. E’ molto attento alle inquadrature, ai movimenti dei personaggi e ai loro stati d’animo.

SubwayEsiste un’altra testata bonelliana, per la quale non hai mai lavorato, e che ti piacerebbe tantissimo disegnare? In caso positivo, puoi dirci quale sarebbe e perché?
Leomacs: Come dicevo precedentemente, mi piacerebbe disegnare Dylan Dog perché è un personaggio al quale sono emotivamente legato. Altri personaggi che ritengo molto affascinanti per situazioni e scenari sono Mister No e Zagor, splendide creature nolittiane.

Che progetti ci sono nel tuo futuro? Puoi già anticiparci qualcosa?
Leomacs: Per ora sono totalmente assorbito dal ranger. Avrei un paio di buone idee su cui mi piacerebbe lavorare, ma Tex è molto impegnativo e ha bisogno di tutta la mia attenzione. Disegnare il western oggi giorno è un mestiere da duri.

LocandinaIl mercato fumettistico italiano è in contrazione e le vendite sono purtroppo in continuo calo. D’altro canto, nonostante l’innegabile crisi, il fumetto è ancora oggi ben presente in edicola, grazie soprattutto alle testate della SBE. Come immagini il futuro del fumetto popolare? Secondo te si trasformerà sempre più in un prodotto di nicchia?
Leomacs: Non credo. Come non credo si possa semplicemente dire che il mercato è in crisi. Le cose stanno semplicemente cambiando (e pure piuttosto in fretta). Cambia il linguaggio e quindi cambia pure il fumetto (che è un linguaggio esso stesso). Cambia la maniera di pensarlo, di proporlo, di distribuirlo, di venderlo e di conseguenza, anche di consumarlo. Il media fumetto ha oramai raggiunto in tutte le sue fasi di produzione altissimi livelli qualitativi ed è oramai considerato universalmente un linguaggio maturo e moderno almeno quanto il cinema e la letteratura (i videogiochi meriterebbero un discorso a parte), per cui ogni paragone con epoche passate mi sembra poco calzante. Anche il fumetto si è, fortunatamente e nel senso buono, globalizzato. Non è più possibile concepirlo come un media “chiuso” e prevalentemente “nazionale”, impermeabile al mutare dei “linguaggi” di segni e parole. Non è concepibile ed è oltretutto deleterio. Il “nostalgismo” è un brutto male che assale più gli autori che i lettori. Sono quei (pochi) autori che hanno smesso di entusiasmarsi, annoiati da qualsiasi cosa che non sia la propria arte, ad impoverire il fumetto. I lettori sanno, più e meglio, accettare la diversità delle cose e il cambiamento che ne consegue. Il fumettista più di ogni altra cosa dovrebbe cercare di non essere noioso. Oggigiorno non basta più saper fare bene, bisogna pure sforzarsi di guardare oltre la punta del proprio naso. La Bonelli continua a rimanere un punto fermo perché, pur rimanendo pienamente nella propria tradizione, sa cogliere questi cambiamenti con l’accortezza, l’onestà e la prudenza che si addicono ad un editore di riferimento.

LeomidaQuali fumetti leggi attualmente ovvero con quali ti identifichi maggiormente?
Leomacs: Sono un lettore disordinato e scostante e qualche volta mi faccio consigliare da amici più onnivori. Leggo molti albi Bonelli, alcuni autori italiani (Gipi, Bacilieri, Ortolani, Rosenzweig per esempio), qualche francese (stravedo per Christophe Blain ed il suo Isaac il pirata) ed un discreto numero di autori giapponesi. Inoltre, mi piacciono molto certi fumetti “minimalisti” nordamericani, come quelli di Daniel Clowes, che riesce ad essere contemporaneamente ironico, inquietante e lirico.

Oltre ai fumetti, quale tipo di libri leggi? E quali le tue preferenze nel campo del cinema e della musica?
Massimiliano Leonardo (Leomacs)Leomacs: Anche in questo caso posso considerarmi “disordinato”. Non ho particolari preferenze letterarie, eccezion fatta forse per le opere di Vonnegut e Hammett. Per quanto riguarda il cinema citerò alla rinfusa i primi nomi che mi vengono in mente: Scorsese, Ford, Mann, Penn, Fuller, Fincher, Spielberg, Lynch, Allen, Annaud, Audiard, Truffaut, Milius, Boorman, Friedkin, Jackson, Welles, Kubrick, Carpenter, Petri, Rosi, Monicelli, Germi, i fratelli Cohen. Nel campo musicale ascolto quasi tutto quello che posso, da Aphex Twin agli Zu, passando per Burt Bacharach, Mike Patton, King Crimson, Hendrix e Zappa.

Caro Leomacs, a nome del blog portoghese di Tex ti ringraziamo moltissimo per l’intervista che ci hai così gentilmente concesso.
Leomacs: Grazie a voi per l’impegno, la passione e la cortesia. Saluti.

(Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza naturale)

4 Comentários

  1. Finalmente vedremo Leomacs sul serio, la sua collaborazione all’almanacco dell’anno scorso era invalutabile, data la voluta somiglianza al tratto del compianto Sommer.

    Sù MV Leomacs ha disegnato cose molto buone, spero che sù Tex faccia lo stesso

  2. La mia impressione per queste tavole è molto positiva, ancora di più di quella per le tavole di MV che erano già ottime.
    Mi sembra che si trovi ancora più a suo agio con le atmosfere texiane.

  3. Molto interessanti le tavole inedite di Tex: lo stile di Leomacs sembra una via di mezzo tra Bernet e Ticci.

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