Intervista esclusiva: STEFANO BIGLIA

Intervista condotta da José Carlos Francisco, con la collaborazione di Giampiero Belardinelli per la formulazione delle domande, di Júlio Schneider (traduttore di Tex per il Brasile) e di Gianni Petino per le traduzioni e le revisioni e di Bira Dantas per la caricatura.

Ciao Stefano, e benvenuto sul blog portoghese di Tex! Dovendoti presentare in due parole, cosa diresti ai nostri utenti?
Stefano Biglia: Salve a tutti, potrei fare come usava John Ford il grande regista? Molto piacere, mi chiamo Stefano Biglia e disegno fumetti western.

Quali fumetti leggevi da bambino?
Stefano Biglia: Tex e Mister No per lo più, erano i fumetti che leggeva mio padre. Poi Topolino e il Giornalino delle Edizioni Paoline dove trovavo storie di Micheluzzi, Cavazzano, Sergio Toppi e Renzo Calegari.

Da ragazzino immaginavi che da grande avresti fatto il disegnatore professionista?
Stefano Biglia: Quando penso a me da bambino mi vedo con pennelli e colori in mano, a disegnare fumetti. E all’età di 13 o 14 anni, quando vidi per la prima volta un mio disegno fotocopiato iniziai a farci qualche pensiero. Quel disegno, in diverse copie era qualcosa di molto vicino ai fumetti che leggevo. Non sapevo però che strada dovessi intraprendere perciò non ci pensai più e presi strade differenti. Poi sono arrivate le Scuole di Fumetto.

Nella tua attività di disegnatore, quali consideri, se vi sono, come tuoi maestri? Hai disegnatori che stimi particolarmente? In caso positivo, quali e perché?
Stefano Biglia: Il mio primo maestro è stato Renzo Calegari. Con lui ho iniziato a lavorare. Poi alcune persone hanno contribuito a farmi crescere professionalmente, penso ad esempio a Renato Queirolo, curatore delle testate di Nick Raider e Magico Vento. Lavorare con lui è stato formativo. Ammiro diversi disegnatori e per motivi diversi. Alcuni per la costanza e passione con la quale portano avanti il mestiere producendo centinaia di pagine di alta qualità. Penso a molto disegnatori della Sergio Bonelli Editore (disegnare albi da 90 pagine in su, non è poca cosa). Altri invece per la forza e personalità dello stile ma al tempo stesso la capacità di arrivare ad un pubblico molto vasto. Frank Miller è un di questi. Ultimamente seguo molto volentieri Carlos Gomez, i disegni di Dago sono incredibili, ricchissimi di ambienti e costumi, recitati. Se deve fare un cavallo frisone, sei certo che disegna un frisone, è un disegnatore senza trucchi, una dedizione invidiabile.

Sul finire degli anni Ottanta (del secolo scorso) frequenti la Scuola Chiavarese del Fumetto, e lì hai conosciuto Renzo Calegari, vero?
Stefano Biglia: Ho conosciuto Renzo Calegari proprio alla scuola del fumetto di Chiavari, dove insegnava insieme al suo attuale direttore, Enrico Bertozzi.

Cosa ti ha dato, a livello professionale, collaborare con Calegari? E a livello umano?
Stefano Biglia: Renzo Calegari è uno dei protagonisti del fumetto Italiano. Immaginate cosa potesse significare per me trovarsi tutti i giorni in studio con uno dei miei disegnatori preferiti da sempre. Qui in Italia si dice “andare a bottega”. Si lavorava sodo e si ascoltavano aneddoti sulla storia del fumetto e i suoi protagonisti attraverso i racconti di Renzo. Si parlava di cinema, letteratura, musica. Decisamente un periodo ricco sotto molti aspetti.

Questa collaborazione si è concretizzata, nel 1990, con alcune storie pubblicate sul Ken Parker Magazine (Parker Editore): cosa ricordi di quell’esperienza?
Stefano Biglia: In assoluto le prime storie con Renzo. Il primo ricordo è legato a come sono nate. Si trattava di 2 storie noir autoconclusive pensate inizialmente per la rivista Splatter ma poi usate su Ken Parker Magazine. Semplicemente Renzo me le raccontò passeggiando, poi la prima bozza su foglietti di carta di recupero. Non esisteva una sceneggiatura, non esistevano dialoghi, si andava “a braccio”. Mi affascinò il fatto che era tutto nella testa di Renzo e mi fece capire quanto fosse semplice e difficile al tempo stesso scrivere storie a fumetti. Tutto alla fine aveva ritmo. Imparai che bisognava abituarsi a pensare per immagini.

Nello stesso anno inizi a lavorare per il Giornalino: quali sono stati gli sceneggiatori con cui hai collaborato?
Stefano Biglia: Mi ricordo di diverse storie scritte da Gino D’Antonio. Poi la riduzione a fumetti scritta da Renzo Calegari di un romanzo d’avventura “Le Quattro Piume”, di cui esistono anche alcuni rifacimenti cinematografici.

L’esperienza con il Giornalino ti ha visto protagonista di storie western o avventurose più in generale: è stata una casualità oppure i responsabili della testata hanno tenuto conto della tua frequentazione professionale con Calegari?
Stefano Biglia: Non fu una casualità, ma una precisa scelta editoriale essendo quelli i generi su cui Renzo era protagonista riconosciuto.

La tua capacità di rappresentare il West si è concretizzata con quello splendido affresco della Frontiera americana rappresentata dall’avventura La ballata di Zeke Colter (Almanacco del West 1994), lavoro d’esordio nella Sergio Bonelli Editore. In quell’occasione, al fianco di Luigi Copello, torni a collaborare con Renzo Calegari: come si è svolto questo lavoro a sei mani?
Stefano Biglia: Luigi Copello ed io facemmo i disegni a matita e Renzo il ripasso a china.

Per molti anni quella è stata l’unica occasione con cui ti sei confrontato con il personaggio di Tex Willer; ti sei reso conto, nel corso della realizzazione del lavoro, dell’attenzione che il racconto avrebbe poi ricevuto?
Stefano Biglia: Ero giovane, il primo lavoro in casa editrice Bonelli a fianco di Calegari e con la sua ammiraglia Tex. Come si dice, cogli l’attimo! Ci siamo impegnati perché uscisse un buon lavoro.

Claudio Nizzi – l’autore della vicenda – cosa ha detto dopo aver visto il lavoro ultimato?
Stefano Biglia: Non so, immagino che gli sia piaciuto. Era una storia fatta su misura per Renzo, Tex, trappers e indiani…

Il compianto Sergio Bonelli, immaginiamo, non ha fatto mancare i suoi consigli ed i suoi incoraggiamenti?
Stefano Biglia: Ho un ricordo molto vivido di Sergio, che si dimostrò molto incoraggiante e fiducioso verso Copello e me. Credo che gli piacesse l’idea degli allievi a bottega.

Dopo non hai più disegnato per Tex; come mai la tua collaborazione per Tex è stata così breve?
Stefano Biglia: Ci venne proposto di collaborare a Nick Raider e accettammo. Inoltre scalpitavamo per diventare “indipendenti”. Nick Raider ci sembrava un personaggio più facile.

Ti sarebbe piaciuto continuare a disegnare le avventure del Ranger più famoso del Fumetto, oppure, com’è accaduto ad alcuni dei tuoi colleghi, che di recente vi si sono cimentati per poi abbandonarla, l’impresa ti fa, come direbbe Tex stesso, tremare i polsi?
Stefano Biglia: Mi sarebbe piaciuto ma ero ancora acerbo all’epoca per poter affrontare uno come Tex 🙂

Nel tuo accostarti al personaggio ti sei rifatto ad un modello preciso?
Stefano Biglia: Sì, ci rifacemmo vagamente al viso di Gregory Peck.

Secondo te cos’è che rende Tex l’icona che è?
Stefano Biglia: Tex è potente e giusto, sa sempre quello che deve fare. Ci puoi fare affidamento ma al tempo stesso è anche persona che comprende e non lesina un sorriso. Chi non lo vorrebbe come amico?

Ritieni che Tex sia cambiato negli ultimi anni? Se sì, sotto quali aspetti?
Stefano Biglia: Non mi sembra che sia particolarmente cambiato nel corso degli anni, almeno non nei tratti fondamentali, anche se si è scritta qualche storia in più nella quale esce maggiormente un suo carattere più sfaccettato. Penso ad esempio a “Patagonia” dove si approfondisce il rapporto tra Tex e il figlio Kit.

Per concludere il tema, come vedi il futuro del Ranger?
Stefano Biglia: Vedo Tex a fare quello che ha sempre fatto, ovvero combattere le ingiustizie da qualsiasi parte vengano. E’ un lavoro senza fine perciò ce ne sarà sempre bisogno.

Il tuo percorso bonelliano è poi proseguito con Nick Raider: il cambio di ambientazione tra il western e il metropolitano contemporaneo ti ha creato delle difficoltà?
Stefano Biglia: No, mi sono trovato a mio agio nell’ambiente urbano perché mi piace il poliziesco. Certo c’è stato bisogno di studiare qualche prospettiva in più!

Cosa ricordi, in sintesi, dei tuoi episodi con Nick?
Stefano Biglia: Ricordo degli inseguimenti mozzafiato in auto tra le strade di New York. Le strillate del capitano e la simpatia di Marvin, la spalla di Nick Raider.

Dopo quest’esperienza torni al western, ma stavolta si tratta di quello documentato e soprannaturale di Magico Vento; questo tuo lavoro ti ha spinto a un’ulteriore ricerca grafica, oppure hai semplicemente continuato sulla falsariga delle tue precedenti opere?
Stefano Biglia: Il lavoro su Magico Vento fu per me un ulteriore step, un personaggio nuovo con grandi aspettative. Uno staff di disegnatori tra i migliori in circolazione. Fu necessario un lavoro ulteriore legato allo stile, ma soprattutto, alla narrazione. Vi erano elementi come il western che conoscevo bene ma anche l’horror su cui non avevo quasi mai lavorato. Legati da una richiesta di realismo importante.

Dopo questi lavori, nelle tue biografie rintracciate su internet non c’è traccia di altri tuoi lavori successivi. In questo momento su quali progetti sei impegnato?
Stefano Biglia: Ho lavorato a 2 volumi editi dalla francese Soleil Edition, Atlantide Experiment e Lost Atlantide. Ho pubblicato un volume di 48 pagine “La Vera Storia Del Polpo Mario”, racconto tra fantasia e realtà ambientato a Sestri Levante negli anni ’50. Diverse illustrazioni a colori su commissioni. E’ in uscita un volume a colori di Tex con 4 storie di cui una disegnata da me su testi di Gianfranco Manfredi. In questo momento sto disegnando per la serie regolare di Tex una storia di Mauro Boselli in 3 parti.


Come hai ricevuto l’invito per la storia a colori di Tex?
Stefano Biglia: Come dicevo, ai tempi di Nick Raider non mi sarei sentito di affrontare Tex, ma ora avevo i “baffi” abbastanza lunghi. Era mio desiderio da tempo propormi perciò, conclusasi la collaborazione con Shanghai Devil, telefonai a Mauro Boselli, avanzando la mia candidatura per la serie regolare di Tex. Mauro ovviamente non si sbilanciò e chiese di poterne parlare in riunione: nel giro di qualche giorno mi avrebbe fatto sapere. La risposta arrivò pochissimi minuti dopo: “Ciao Stefano, dunque ho parlato con Mauro Marcheselli ma mi dispiace, quando ha sentito il tuo nome ha risposto che non se ne sarebbe fatto niente” – qualche secondo di silenzio glaciale da parte mia, poi interrotto da una risata anche un po’ preoccupata dall’altra parte del telefono (Mauro temeva che avessi perso i sensi per lo shock). Candidatura accettata! Ci sarebbe stata da li a poche settimane una storia breve di Gianfranco Manfredi per un progetto nuovo su Tex, con disegnatori non appartenenti alla serie regolare. Beh, immaginate il mio entusiasmo, sembrava fatta apposta. Non dimenticherò mai quello “scherzo” telefonico.

Com’è stato lavorare con Gianfranco Manfredi?
Stefano Biglia: Mi sono sempre trovato in sintonia con le storie di Gianfranco soprattutto sulla sceneggiatura. E’ molto preciso/conciso nella descrizione delle vignette, perciò diventa molto semplice per un disegnatore visualizzare la scena. Almeno così succede a me che non amo le descrizioni troppo lunghe ed articolate. Inoltre mi ha sempre lasciato libero di aggiungere qualcosa di mio, intendo nella regia, qualora fosse stato interessante per poter migliorare una sequenza in relazione anche al mio disegno. Ad esempio nelle scene d’azione dove non amo “allontanarmi” troppo con l’inquadratura e anche se talvolta viene richiesto tendo ad avvicinarmi il più possibile. Anche questo è un aspetto del lavoro e del carattere di Gianfranco che ho sempre apprezzato.

Cosa ci puoi dire di questa storia di Tex, scritta da Mauro Boselli, alla quale stai lavorando?
Stefano Biglia: Posso solo dire che sarà una storia della serie regolare in 3 parti. Improntata sulla figura storica di un generale della cavalleria degli Stati Uniti. Molte scene corali quindi, di battaglie e Guerre Indiane. Una storia fortemente voluta da Sergio Bonelli perciò, per me, ulteriormente importante.

C’è un’altra testata bonelliana per la quale non hai mai lavorato e che ti piacerebbe tantissimo disegnare? In caso positivo, puoi dirci quale sarebbe e perché?
Stefano Biglia: Mi sarebbe piaciuto disegnare Mister No. E’ un personaggio che mi divertiva parecchio. Scanzonato, donnaiolo, eroico suo malgrado. Ho avuto un’auto che partiva a calci come il suo piper.

E magari un personaggio non bonelliano?
Stefano Biglia: Mi piacerebbe fare “incursioni” con molti personaggi. Blueberry, Dago, Hellblazer, Batman.

Quali fumetti leggi attualmente ovvero con quali ti identifichi maggiormente?
Stefano Biglia: Cerco di qua e di là a seconda che ci sia un disegnatore che mi piace o uno sceneggiatore, scegliendo tra autori americani, giapponesi e qualche francese. Sto seguendo la maggior parte dei fumetti Sergio Bonelli Editore tra cui le nuove uscite come “Le Storie” e “Orfani.

Oltre ai fumetti, quale tipo di libri leggi? E quali sono le tue preferenze nel campo del cinema e della musica?
Stefano Biglia: Leggo poca letteratura preferendo i saggi ai romanzi. Ascolto generalmente musica rock, rock’roll, blues. Tra gli autori italiani adoro Paolo Conte. Nel cinema mi piace pescare spesso nei film classici. Seguo però diversi serial televisivi, come Boardwalk Empire, Hell on Wheels, Dexter, The Shield. Mi piacciono gli intrecci dei protagonisti e i loro dialoghi, oltre alle minuziose ricostruzioni d’ambiente.

Caro Stefano, ti ringraziamo moltissimo per l’intervista che ci hai così gentilmente concesso.
Stefano Biglia: Saluto e ringrazio con affetto il Blog Portoghese di Tex, per l’interesse prestato e vi auguro buone letture! Adeus!

(Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza naturale)

6 Comentários

  1. Mi ha molto colpito un particolare dell’intervista che cito testualmente:
    Si lavorava sodo e si ascoltavano aneddoti sulla storia del fumetto e i suoi protagonisti attraverso i racconti di Renzo.

    Scusate, ma mi chiedo se questo fumetto dal volto umano presente in uno studio fumettistico e che riemerge poi in una intervista o in una pizzata fra amici autori e non autori (attorno ad un bivacco, ambiente ideale come faceva Tex stesso per evocare i suoi flashback) c’è ancora?

    Ciao

  2. Grazie per questa intervista!
    Personalmente mi ha fatto molto piacere leggerla, perché ha confermato che Biglia, oltre che dannatamente bravo, è anche uno che Tex desidera disegnarlo per davvero: ed è di questo che Tex ha bisogno, disegnatori che siano non solo bravi, ma anche motivati e appassionati del personaggio! – il riferimento velato ai vari desaparecidos NON è casuale!
    Bellissima la tavola acquerellata, e ottima la notizia di una sua prossima storia con Boselli in tre parti!

  3. Biglia è uno dei disegnatori che preferisco. Forse non sarà ai livelli di un Perovik o di un Parlov, ma si difende molto bene.

  4. (“…prossima storia con Boselli in tre parti!”) Che è, a quanto ho capito, la storia ispirata al generale Ranald Mackenzie di cui si parla da un paio d’anni circa e citata anche da Boselli nella sua commemorazione di Sergio su Dampyr.
    Ultimo spunto, assieme a quello per il Texone di Breccia, lasciato da Guido Nolitta come eredità per Tex.
    Molto bene.

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