Intervista esclusiva con VIRGINIA LETTERI CASTELBRANCO (figlia di GUGLIELMO LETTERI)

Intervista condotta da José Carlos Francisco, con la collaborazione di Pedro Cleto per la formulazione delle domande e di Gianni Petino (collezionista di Tex dal 1949) per la traduzione.

Virginia Letteri CastelbrancoCara Virginia, benvenuta al blog portoghese di Tex. Per coloro che ancora non ti conoscono, parla un po’ di te, facendo una piccola autopresentazione: dove e quando sei nata? Cosa fai professionalmente?…
Virginia Letteri Castelbranco: Mio fratello Guglielmo Marco ed io siamo nati a Buenos Aires, ma siamo cresciuti a Roma. Ho lasciato l’Italia a 19 anni, e sono vissuta in Francia ed Inghilterra; un giorno ho deciso di visitare il Portogallo, un Paese che i miei genitori hanno sempre adorato, e mi sono sposata con un portoghese verso la fine degli anni 80. Ho due figli: Pedro e Tommaso. A Lisbona mi sono laureata in Diritto dalla facoltà Classica, ma non esercito l’avvocatura. Attualmente sono responsabile della centrale di traduzione giuridica in un ufficio di avvocati in Lisbona.

Tex Willer por Guglielmo LetteriCosa pensi di una delle grandi passioni di tuo padre, il Fumetto, e più precisamente di Tex Willer, il mitico personaggio italiano disegnato da lui per oltre 40 anni?
Virginia Letteri Castelbranco: Temo di essere politicamente non corretta e disilluderò qualcuno, ma devo dire che il fumetto non è e non è mai stato una delle mie passioni… Ma Tex è diverso: da bambina pensavo che lui fosse un fratello più anziano che viveva da qualche parte, che noi non vedevamo mai di persona e per questo papà passava la vita a disegnarlo.
In qualche modo ancora oggi Tex fa parte della famiglia: non è un personaggio dei fumetti, ma una persona molto vicina e familiare.

Quali ricordi hai di tuo padre, della sua convivenza familiare?
Virginia Letteri Castelbranco: Papà era una persona poco familiare, non era di quei padri che passano la vita a giocare con i figli, insegnargli ad andare in bicicletta, a pescare o cose del genere… In un certo senso il meglio della nostra relazione con lui è venuto alla luce in età adulta, soprattutto nei riguardi di mio fratello che è rimasto a vivere a Roma.
Forse papà ha formato una famiglia senza che ciò fosse una priorità della sua vita, ma con il trascorrere degli anni l’ha apprezzata sempre di più, soprattutto dopo essere diventato nonno. Era una persona molto riservata; oggi penso che avesse punti di genialità mai coltivati (e non mi riferisco al disegno). Mi sono accorta di questo più avanti, da adulta.

Com’era l’”uomo” Guglielmo Letteri?
Guglielmo LetteriVirginia Letteri Castelbranco: Mio padre è nato a Roma negli anni 20, nel quartiere dei Parioli. Mio nonno era ingegnere e papà forse ha pensato che il corso di ingegneria da seguire all’università fosse la scelta naturale. Dopo il terzo anno ha abbandonato il corso ed è andato a vivere a Venezia, dove suonava con il Trio per le truppe americane; dopo la guerra, penso che le frontiere europee abbiano cominciato a stargli strette e si è trasferito a Buenos Aires.
Papà era un perfezionista. Riservatissimo. Molto discreto. Molto “low profile”, poco comunicativo. Ma soprattutto una negazione in termini di “Marketing personale”. Non ha mai avuto la pazienza di promuovere sé stesso.
Del resto papà viveva nel suo mondo e scendeva ben poco sulla terra. Ritengo che forse la quotidianità con le sue cose pratiche lo deludesse e lo annoiasse e perciò tentava di fuggire verso una dimensione tutta sua; era anche di una distrazione quasi fatale…
Aveva un intuito ed una sensibilità quasi mistici. C’era in lui anche un lato oscuro. Un lato malinconico, solitario, molto inquieto con il quale era praticamente impossibile stabilire un contatto.

Guglielmo LetteriE il padre?
Virginia Letteri Castelbranco: Non era un padre convenzionale e forse era anche un po’ assente. Ma  emozionalmente assente, non fisicamente. Viveva in questo suo mondo che non riusciva e non poteva trasmetterci. Però, quando stabiliva questo contatto, questo era intenso, insperato, perché molto diverso da quello con mia madre e forse diverso da quello che di solito stabilisce la maggior parte dei padri verso i figli.
Ricordo ad esempio di andare alle volte di sera alle jam sessions nel “Music Inn”, un locale in cui, nella Roma degli anni 70, in un clima un po’ improvvisato e un po’ professionistico, ma soprattutto intrinsecamente bohémien, il principe Pepito Pignatelli e sua moglie Picchi erano anfitrioni di un gruppo fedele d’intenditori di quel genere musicale, un locale dove sono nati alcuni dei maggiori artisti italiani di jazz. Per me, appena adolescente, la luce soffusa del “Music Inn” era un posto sofisticato ed intellettuale nuovo, il paese delle meraviglie, decisamente “adulto”e tutto da scoprire, a milioni di anni-luce dalle note di “Another Brick on the Wall” dei Pink Floyd e “Heroes” di David Bowie, che erano i pezzi che ascoltavamo nelle discoteche con gli amici.

Cosa hai imparato con lui?
Virginia Letteri Castelbranco: A seguire il mio istinto, cosa che ho ereditato da lui. Ma soprattutto che questo tuffo nella musica, o, in generale, nei nostri pensieri, in quel mondo solo nostro, ci trasporta in un luogo magico, meraviglioso perché solo nostro, ma che nel corso della vita possiamo essere chiamati a pagare un prezzo molto alto a causa di questo, in quanto il più delle volte chi ci vive intorno, coloro che ci amano, non riescono a nuotare con noi e seguirci, per cui se non facessimo attenzione, potremmo allontanare queste persone.

Crystal Trio - Guglielmo Letteri, Carletto Loffredo e Umberto Cesari.Tuo padre è stato un viaggiatore instancabile che, prima di diventare disegnatore di fumetti, ha avuto diverse occupazioni tra cui emerge quella di musicista jazz, con dischi incisi come parte integrante del Crystal Trio, con Carletto Loffredo e Umberto Cesari: Puoi dirci qualcosa di quest’altra passione di tuo padre, il jazz?
Virginia Letteri Castelbranco: Certamente la musica, molto più del fumetto, è stata la passione di mio padre. Penso che la musica sia stata, davvero, l’unica cosa che riusciva a penetrare questa personalità chiusa. Quando ero bambina a volte sentivo mio padre suonare jazz (chitarra) durante qualche intervallo. Oggi mi accorgo che era un momento di instrospezione, di sicuro un momento che egli privilegiava. Carletto Loffredo ha suonato, fra gli altri, con Romano Mussolini, figlio di Benito, e con Pepito Pignatelli.
Ma Umberto Cesari, particolarmente, è stato un capitolo specialissimo della vita di mio padre. Papà divideva con Umberto questa vivibilità intensissima della musica. Umberto Cesari era un pianista eccezionale, un uomo con una personalità complicata che aveva deciso di isolarsi dal mondo. E’ successo che la RAI Televisione Italiana volesse invitarlo per suonare con il Trio per la televisione, senza mai riuscirci. Mio padre era cosciente che fare pressioni su di lui era impossibile. Perciò, a un certo punto, la televisione decise che se Maometto non andava alla montagna, l’unica cosa che rimaneva era che la montagna andasse da Maometto, e, con un’organizzazione impeccabile di Carletto Loffredo, gli installò uno studio d’incisione in casa per fare un concerto da lì, e ci riuscirono !! Papà e Umberto Cesari – che molti ritenevano uomo lunatico ed intrattabile – avevano in comune quel lato chiuso al mondo ed aperto solamente alla musica.

Guglielmo LetteriAvevi contatti frequenti con lui oppure no, per via del fatto che viaggiava parecchio?
Virginia Letteri Castelbranco: Ineffetti papà ha viaggiato molto: Albania, Inghilterra, Francia, America del Sud, Canarie, Portogallo, Spagna. Per un po’ di tempo è vissuto anche a Venezia prima di stabilirsi a Buenos Aires dove ha conosciuto mia madre. Ha realizzato la maggior parte dei viaggi prima che io nascessi, pertanto non hanno interferito assolutamente con i contatti con i figli.

Puoi dirci qualcosa di quando tuo padre è passato dal nostro Paese (il Portogallo)?
Virginia Letteri Castelbranco: I miei genitori adoravano il Portogallo. Negli anni 60 hanno vissuto a Lisbona, vicino al Jardim Amoreiras. Più tardi, quando già risiedevamo a Roma, abbiamo passato una o due estati qui, in una casa nella Marginale, zona Estoril.
Penso che ciò che mio padre amava di più in Portogallo fosse la serenità del suo popolo ed un certo ambiente vagamente tropicale e sereno che ha affascinato anche me quando negli anni 80 vi sono ritornata da adulta. Negli anni seguenti fu lui che approfittava del fatto che io vivevo all’Estoril per venire fino in Portogallo per abbattere la nostalgia… ci trascinava per ristoranti della zona a mangiare pesce, che adorava e s’intratteneva a giocare con i nipotini.

Guglielmo LetteriE dato che molti dei nostri lettori sono Brasiliani, cosa ci dici del suo passaggio dal Brasile?
Virginia Letteri Castelbranco: Quando mio padre andò in Brasile io non ero ancora nata e perciò ne so ben poco. Quello che posso dire è che, ancora una volta, penso che sia stata la musica a svolgere un ruolo fondamentale nella relazione fra mio padre ed il Brasile. Vinicius de Moraes, Tom Jobim, João Gilberto. Sono nata ascoltando “Samba de uma nota sò” e “Desafinado”… Ricordo di avere visto il viso di João Gilberto sulle copertine dei dischi nello studio di mio padre sin da quando sono nata. Papà adorava i ritmi della bossa nova. Curiosamente, João Gilberto mi ricorda mio padre, voglio dire perfino fisicamente. E poi anche per via di quella sofisticazione del gusto musicale, la forma assorta in cui guarda la chitarra mentre la suona… quasi ripiegato sulle corde, questa intimità con la musica…

Com’è che tuo padre è arrivato a disegnare fumetti? Vocazione o necessità?
Virginia Letteri Castelbranco: Penso che non sia stata nessuna delle due. E’ stato un qualcosa che ha trovato lui e non viceversa. D’altra parte mio padre non era il tipo da chiudersi in un ufficio, sempre nello stesso spazio, con orari certi, per cui ritengo che abbia trovato interessante la libertà che il lavoro gli permetteva: il fatto di poter lavorare quando e dove gli pareva e come desiderava, conciliando il tutto con la musica. Spesso disegnava durante la notte, sempre con il jazz o la bossanova come musica di fondo.

Arte de Guglielmo LetteriLui mostrava i suoi disegni alla famiglia o li teneva per sé?
Virginia Letteri Castelbranco: Una volta idealizzato il personaggio da parte dello sceneggiatore ritengo che la sua realizzazione grafica fosse di pertinenza di mio padre. Mia madre partecipava molto in questo compito, specialmente nei primi tempi e per i personaggi femminili: era l’unica persona che partecipava al lavoro di papà.

Ha mai incentivato i figli a seguire o meno le sue orme?
Virginia Letteri Castelbranco: No, incentivare effettivamente mai. Mio fratello in qualche momento ha  considerato l’ipotesi, era relativamente bravo, ma ha compreso subito che la sua vera vocazione era il diritto e non il fumetto. Oggi fa l’avvocato a Roma. Dal mio canto io mi sono laureata in diritto a Lisbona e lavoro nell’area giuridica. Non abbiamo mai visto il fumetto come un’opzione professionale, in fondo penso che fosse qualcosa che si adattava perfettamente al modo d’essere di mio padre per via della libertà che gli lasciava, cosa che invece non ha mai avuto molto interesse per noi.

Auto-retrato de Guglielmo LetteriSai di qualche storia particolare di G.Letteri in relazione a Tex?
Virginia Letteri Castelbranco: Solamente che spesso gli capitava di disegnare pezzetti di Tex qua e là su pezzi di carta nei ristoranti, in banca o in qualsiasi posto gli capitasse d’incontrare dei fan che glielo chiedevano.
C’è stato anche un ragazzino, penso fosse danese, che un giorno gli inviò una busta con una letterina molto dolce. Il fatto era che il ragazzino diceva che allegava un francobollo affinché papà non spendesse soldi nel caso che decidesse di inviargli un disegno, che era un suo grande desiderio.

Quali autori frequentavano la vostra casa con maggior assiduità?
Virginia Letteri Castelbranco: Papà era amico di Hugo Pratt, autore di Corto Maltese. Non ricordo nessun altro che fosse particolarmente vicino…

Guglielmo Letteri com os seus netos portuguesesCosa diresti a tutti i numerosi fans di tuo padre, se potessi dire loro qualche cosa?
Virginia Letteri Castelbranco: Solamente che sono molto contenta e che non ero a conoscenza del fatto che mio padre avesse dei fans in Portogallo o in Brasile. Ho cercato di dare un’immagine di mio padre che riconosco essere inedita, ma che riflette sfaccettature diverse da quella del disegnatore. Per noi figli Tex è stato il sottofondo di una vita imperniata sulla musica, della famiglia, e, più tardi, dei nipoti.

Carissima Virginia Letteri Castelbranco, a nome del Blog Portoghese di Tex ti ringrazio moltissimo per l’intervista che hai gentilmente concesso.

(Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza naturale)

17 Comentários

  1. Questo è un bel colpo. La testimonianza di una figlia di un grande autore è stata emozionante.

    Até logo

  2. Fra le vostre tante interviste, questa è una fra le migliori e più commoventi.
    Ho conosciuto Letteri e gli ho anche dedicato un libro.
    Complimenti!

  3. Bel colpo Zeca, è un’intervista interessante che svela particolari inediti di Letteri 😉
    Bravo!

  4. Complimenti Josè Carlos, quest’intervista ci permette di conoscere un pò di più l’uomo che è stato quel grande artista chiamato Guglielmo Letteri (che è il mio preferito su Tex).

  5. E’ un’intervista diversa dalle solite: qui vediamo più l’“uomo” Letteri che il disegnatore…
    Da parte mia devo dire che traducendo l’intervista, rilasciata in portoghese da Virginia, mi sono emozionato moltissimo. 😉

  6. Leggendo l’intervista ho avuto la sensazione che Guglielmo fosse sul serio una persona speciale, con qualcosa di diverso e “misterioso” rispetto a tutti gli altri…
    E’ bello leggere questa sua descrizione da parte di qualcuno che gli è stato così vicino come la figlia; con lui se n’è andato un pezzo di storia del fumetto.

  7. Fra l’altro è proprio così che mi immaginavo Letteri: riservato, signorile, un po’ malinconico, come lo descrive la figlia.

  8. Che poi, se ci si pensa un attimo, Letteri è il disegnatore più prolifico e quindi più rappresentativo di Tex all’epoca in cui la serie raggiunse il massimo di tirature.
    Quindi -correggetemi se dico cavolate- è presumibile che un artista tanto schivo e relativamente poco conosciuto, sia il disegnatore avventuroso italiano più letto ed entrato in più case della storia del fumetto italiano!

  9. Un bel ritratto di uno dei miei disegnatori preferiti di Tex, la cui scomparsa ha lasciato un vuoto che sarà difficile colmare.

  10. Davvero interessante! Letteri resterà sempre il mio disegnatore-culto (insieme a Galep). Con Letteri poi ho un debito grandissimo; soprattutto grazie alle splendide donne da lui disegnate,da bambino mi accorsi che l’altra metà del cielo non era poi così male!! 😀

  11. É una intervista molto bella, dolce, col cuore.
    Una grande persona vista con gli occhi dei suoi figli.

  12. Complimenti davvero, navigavo qua e la ed ho trovato questa intervista; il migliore interprete insieme a Ticci. Ciao a tutti.
    Fili

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