Perché il fumetto non è il cinema sulla carta! Ricordando Sergio Bonelli, di Mirko Perniola (e Cristrian Baldi)

Confesso che in genere sono restio a raccontare un mio ricordo personale di Sergio Bonelli, ma stavolta faccio volentieri un’eccezione, perché l’aneddoto che vi sto per riferire ha certo a che fare con entrambi, sia con me che con lui, ma soprattutto riguarda ciò che tutti noi qui amiamo di più: il fumetto.

Dunque, questa storia inizia nel 2008. È luglio e nelle edicole esce il «Maxi Zagor» numero 10, ovvero «Corsa Mortale»: miei il soggetto e la sceneggiatura, mentre i disegni sono di Gianni Sedioli. Lo ammetto, a quell’albo ho lavorato davvero tanto, con passione, perché mi sono lasciato prendere dall’avventura: Zagor deve “salvare il mondo” dalla minaccia della prima arma batteriologica della storia, una temibile dose di vaiolo potenziato in vitro, sufficiente quasi a estinguere l’umanità. Contro di lui remano in tanti, ma soprattutto il gelido e implacabile Alexander Kurtz, spia europea e vera e propria carogna disposta a tutto, pur di impadronirsi del virus. Già così, mi rendo conto, la trama appare bella grassoccia ma, non sazio ci aggiungo, come avrebbe detto mio nonno, «il carico a coppe »: cioè, decido di ambientare la vicenda nelle nevi inesorabili del Canada, durante una sleddog racing, ovvero una grande corsa di cani da slitta, dove solo i più forti ce la fanno. Per trattare di questo argomento, mi documento dal vivo, andando a conoscere personalmente il grande Elvezio Pesci, vero campione europeo di questa disciplina: e a lui dedico il personaggio di Elvin, musher, come si chiamano in gergo i piloti da slitta, che dà una mano a Zagor a venir fuori dai guai.

Insomma, tutto questo per dire che il mio esordio nella collana «Maxi» – già, perché è il mio esordio sulle 320 pagine! – me lo sono davvero sudato! E i lettori dicono di apprezzare molto: la storia serrata, i colpi di scena, la profondità psicologica dei personaggi e l’ambientazione così particolare. Sono felicissimo del mio «balenottero» – come si chiama simpaticamente tra noi il «Maxi». Cosa può volere di più un autore?

E’ quindi luglio del 2008 e io vado baldanzoso in redazione, intimamente contento come quando scopri che la ragazza che ti piace dice in giro che sei carino. Ed è lì, proprio allora, che l’universo ti deve tirare un po’ le orecchie, per ristabilire il normale equilibrio!

In redazione, infatti, incontro proprio Sergio Bonelli perché, in compagnia del suddetto Elvezio Pesci, sto organizzando una grande mostra a Stradella, in provincia di Pavia, nel nord d’Italia, per i 60 anni dalla nascita di «Tex». Così, io e “il signor Bonelli” (non ce l’ho mai fatta a dargli del tu…) ci mettiamo a chiacchierare. E all’improvviso, mentre parliamo d’altro, Bonelli vira proprio su «Corsa mortale» e mi dice: «Certo che hai corso un bel rischio!».

Improvvisamente, scopri che la ragazza che ti piace dice in giro che sei carino, ma non troppo. Mestizia. Chiedo a Sergio di spiegarmi a cosa si riferisce e lui, come sempre, parla chiaro. «Hai rischiato – mi dice – perché hai scritto una storia ambientata nel mondo dello sport. E lo sport è movimento, dinamismo, velocità: tutte cose che non si possono tradurre sulla carta, soprattutto nei nostri fumetti in bianco e nero! Con il disegno immobile! È vero che poi, in realtà, hai rigirato la storia in una storia di spionaggio, e hai risolto il problema, ma hai rischiato grosso! Beh, comunque ce l’abbiamo fatta!».

Insomma, il fumetto non è il cinema sulla carta, come molti ingenuamente credono… e dire che è una delle prime cose che insegno agli studenti quando vado a fare lezione nelle scuole di fumetto! Eppure ci sono cascato anch’io, per la miseria! L’ho dimenticato, o forse inconsciamente ho proprio cercato di realizzare qualcosa che andasse contro la regola, giusto come sfida, per provare a metterci maggiormente qualcosa di mio. E il signor Bonelli se n’è accorto, e non ha perso l’occasione di farmelo notare, insegnandomi qualcosa in più; cosa che mi ha fatto un certo effetto.

Questo rende l’idea di come Sergio Bonelli leggeva e analizzava con dedizione e conoscenza profonda del medium fumetto, tutte le creature della sua casa editrice, tutte le storie che erano sì degli autori, ma anche sempre un po’ sue.

* Illustrazione di Cristrian Baldi

(Cliccare sull’immagine per vederla a grandezza naturale)

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