Intervista esclusiva: GIANNI SEDIOLI

Intervista condotta da José Carlos Francisco, con la collaborazione di Giampiero Belardinelli per la formulazione delle domande, di Júlio Schneider (traduttore di Tex per il Brasile) e di Gianni Petino per le traduzioni e le revisioni e di Bira Dantas per la caricatura.

Ciao, carissimo Gianni Sedioli, e benvenuto sul blog portoghese di Tex! Per iniziare, caro Gianni, raccontaci un po’ com’era il ragazzino Gianni Sedioli e quali erano le tue letture e passioni fumettistiche.
Gianni Sedioli: Ciao a tutti, ragazzi! Sono praticamente nato con la matita in mano! Mia madre mi racconta sempre che rimanevo ore ed ore a scarabocchiare fogli, mura di casa e il sotto del tavolo! Ho imparato a leggere con i fumetti e la passione mi è stata trasmessa dagli amici più grandi che mi passavano i loro da leggere, ma soprattutto da un mio carissimo zio che mi regalò una cassetta piena di Zagor, Tex, Comandante Mark, Blek Macigno, il Piccolo Ranger e tanti altri. I miei preferiti erano e lo sono ancora Zagor e il mitico Thor di Kirby.

Eri e sei anche un appassionato di cinema e di serie televisive?
Gianni Sedioli: Vado al cinema spesso, anche se non mi ritengo un cinefilo. Preferisco quel genere di film divertente ma “intelligente” tipo quelli dei fratelli Coen e Wes Anderson, per intenderci. La Tv la seguivo molto di più da piccolo, quando la sera rimanevo in casa. Mi ricordo Spazio 1999, Sandokan. In tempi recenti l’unico serial che ho seguito fino in fondo è stato Lost. Dovete capire che rimanendo in casa a lavorare, da solo per tutto il giorno, la sera preferisco uscire per una birra con gli amici.

Hai iniziato la tua attività lavorativa come agente di commercio: qual è stata la molla che ti ha spinto a tentare la carriera di disegnatore? Immaginiamo che, durante il tuo primo lavoro, nel tempo libero ti dilettassi con matite e pennelli.
Gianni Sedioli: Sì, esattamente. Nonostante l’evidente talento per il disegno, non frequentai una scuola d’arte. I miei genitori erano persone semplici e non vedevano un futuro per un lavoro come disegnatore. Così frequentai un Istituto Tecnico… sigh! Però il “richiamo della foresta” era sempre più forte e passavo ore ed ore a studiare disegno da solo, come autodidatta. Osservavo ogni singola vignetta dei fumetti che tanto mi piacevano per cercare di carpirne i segreti e per capire come il disegnatore aveva lavorato. Passavo da una fiera all’altra per studiare gli originali e nel tempo libero disegnavo e disegnavo decine di pagine. Cominciai quindi a prendere appuntamento con le redazioni di diverse case editrici per cominciare a mostrare il mio lavoro a persone competenti del settore. L’esperienza come agente di commercio mi era servita per vendere me stesso e il mio talento! Sapevo organizzarmi benissimo. Preparavo il portfolio e prendevo appuntamenti come un vero professionista 😉

Hai debuttato sul settimanale Tiramolla: raccontaci questa tua esperienza.
Gianni Sedioli: Avevo letto in una rivista specializzata (mi sembra Fumo di China, ma non potrei giurarci) che alla redazione di Tiramolla, che apparteneva a quel tempo alla Vallardi Editore di Milano, cercavano disegnatori per un restyling del personaggio. Così passai le vacanze di Natale del lontano 1991 a studiare e disegnare Tiramolla per poi presentare i miei studi alla Vallardi. Mi ricevette una signorina molto giovane, Marina Baggio, che guardò i miei disegni e mi fece fare alcune prove. Dopodiché Tiramolla passò alla Comic Art di Roma ed entrai quindi in contatto con Lorenzo Bartoli e Andrea Domestici, a quel tempo responsabili ai testi e ai disegni della serie, e la cosa funzionò e cominciai così a scrivere e disegnare Tiramolla come autore completo. Realizzai una decina di storie e fu un’esperienza fantastica!

Nel 1994 realizzi due storie per la Hobby & Work: oggi come consideri questi tuoi lavori?
Gianni Sedioli: Nel 1993 Tiramolla chiuse i battenti e venni a sapere da un amico, Riccardo Crosa (che ora è al lavoro in Bonelli su Dragonero Adventures), che alla Hobby & Work stavano preparando una miniserie di 3 numeri, si chiamava “Steampunk”. Fui costretto a cambiare lo stile e passare da uno stile umoristico, come era Tiramolla, ad uno più realistico: non fu semplice, ma alla fine Massimo Torriani, della Hobby & Work, mi affidò due numeri su tre. Evidentemente il mio tratto era adatto a quello che si stava realizzando. Con gli occhi di oggi posso dire che era un lavoro molto acerbo e pieno di incertezze ma che già evidenziava la mia maggior qualità come disegnatore di fumetti, e cioè la “leggibilità”, la mia capacità di riuscire a “raccontare” con i disegni.

The Witch è una serie autoprodotta che hai creato: questa è stata forse l’esperienza che in un certo senso ti ha permesso di tentare l’approccio con la Sergio Bonelli Editore. Com’è nata l’idea di questa tua serie? Quali sono stati i risultati in termini di soddisfazione professionale?
Gianni Sedioli: Dopo il lavoro con la Hobby & Work volevo dimostrare cosa avevo imparato. Avevo scritto e disegnato Tiramolla, disegnato Steampunk e altre piccole cose. Ero anche stato pagato ma ancora il lavoro come disegnatore non era continuativo, non riuscivo a viverci di questo. Così’ pensai di realizzare un prodotto tutto mio, personaggi miei, testi e disegni miei da distribuire nelle fumetterie. Una vera autoproduzione! Fondai per l’occasione anche una piccola etichetta indipendente, la “Seagull Comics”. Andai in banca per chiedere un prestito per pubblicare le storie. Ma dopo appena due numeri, uno speciale e la presenza alla fiera di Roma del 1996, i soldi erano già finiti. Dal punto di vista economico fu un fallimento totale, ma con questo lavoro venni notato finalmente da gente importante. Quello di The Witch fu il momento più entusiasmante di tutta la mia carriera da fumettista.

Visto che abbiamo accennato alla SBE, come sei entrato in contatto con la Casa editrice di Via Buonarroti?
Gianni Sedioli: Come dicevo, con The Witch! Avevo già spedito vari disegni di prova alla Bonelli ma non avevano destato alcun interesse, invece Michele Pepe rimase colpito dai disegni di The Witch e mi presentò ad Antonio Serra, l’uomo di Nathan Never. Serra mi spiegò che il mio tipo di disegno era adatto per alcune cose nuove che stavano bollendo in pentola, si stava costituendo lo staff per Jonathan Steele.

Il tuo debutto in Bonelli avviene con la testata Zona X: quante storie hai realizzato?
Gianni Sedioli: Su Zona X realizzai un riempitivo, serviva una breve storia per completare l’albo e Federico Memola mi diede la sceneggiatura de “La guardiana della fonte” per la serie “la stirpe di Elan”. Non fu facile! Anche se ero entrato in Bonelli con il mio stile di The Witch, molto “americano” e ispirato a “Gen 13” di Scott Campbell, in SBE dovetti però “bonellizzare” il tratto e ne uscì un segno “ibrido” e non proprio efficace, ma fu anche il primo lavoro alla Casa Editrice.

Il successivo passaggio a Jonathan Steele, il personaggio ideato da Federico Memola, ti ha fatto conoscere maggiormente al grosso pubblico. Quali sono stati i riferimenti grafici per questa serie molto particolare? Quali sono gli episodi da te realizzati a cui ti senti più legato?
Gianni Sedioli: Con Jonathan portai avanti quel processo di “bonellizzazione” che mi consentiva di rimanere nei limiti dello stile consentito a quei tempi dalla Casa Editrice. Parlo di oltre vent’anni fa e le cose erano molto diverse dai giorni nostri. Fu un momento molto intenso e molto stimolante. Per Jonathan Steele realizzai, credo, 4 o 5 storie e “Vincitori e vinti” è, per me, il lavoro riuscito meglio.

In questo tuo periodo sei stato infine inserito nello staff di Zagor. È stata una tua richiesta oppure i responsabili della testata ti hanno invitato a provare con il personaggio di Nolitta e Ferri?
Gianni Sedioli: E’ stata una mia richiesta. Zagor è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti sin dalla mia prima infanzia! Non potevo resistere a non tentare un approccio e così mi presentai a Moreno Burattini e dopo alcune prove mi ritrovai con mia grande soddisfazione nello staff!

A proposito del Maestro Gallieno Ferri: com’è stato confrontarti con il segno dell’artista ligure, a cui evidentemente hai guardato con particolare attenzione?
Gianni Sedioli: Ferri è Zagor! Fin dai miei primi tentativi Burattini mi consigliò di seguire la classicità del Maestro, cosa che ho fatto senza neanche troppa fatica, visto che di Ferri e il suo Zagor conoscevo praticamente tutto.

Nei tuoi primi lavori di Zagor hai anche cercato di infilare altre reminiscenze del tuo bagaglio culturale?
Gianni Sedioli: Sì, certo. Anche se a livello grafico la scelta di rimanere nel classico era evidente, la composizione delle tavole, le dinamiche e le inquadrature sono frutto delle mie passate esperienze.

Se dovessi portare con te soltanto tre dei tuoi lavori zagoriani, da quelli disegnati da solo, quali porteresti con te nella famosa isola disabitata?
Gianni Sedioli: L’uomo nel mirino” (Maxi Zagor 14), “Il ritorno di Guthrum” (Color Zagor 2) e “Spedizione di soccorso” (Maxi Zagor 21).

Negli ultimi anni hai anche realizzato diversi lavori zagoriani in collaborazione con Marco Verni. Ci piacerebbe sapere come si svolge la vostra collaborazione.
Gianni Sedioli: Diciamo pure che la collaborazione con Marco Verni sta diventando la parte principale della mia attività su Zagor. Io eseguo le tavole a matita, così da mettere a frutto la mia caratteristica migliore, e cioè il “raccontare” la storia, e Marco fa da rifinitore ed inchiostratore, visto che ha nelle mani una “pennellata” davvero zagoriana. Alla fine il nostro lavoro risulta qualcosa di diverso dal singolo di ognuno, e, dopo alcune difficoltà iniziali, stiamo raggiungendo risultati davvero soddisfacenti.

Dopo un buon inizio – ci riferiamo all’avventura cilena “Il giorno del giudizio” (Zagor 577-580) – avete compiuto un notevole salto di qualità nella storia del ritorno di Hellingen (Zagor 602-605): ci sono aneddoti o curiosità sulla lavorazione dei racconti citati? Inoltre, qual è il tuo giudizio complessivo sulle due vicende?
Gianni Sedioli: Anche se già sperimentata su alcune strisce singole appositamente preparate per le fiere (la prima in assoluto è stata realizzata nel 2007), la nostra collaborazione “seriale” comincia con una telefonata dello stesso Verni. Era infatti al lavoro sulla storia da te citata, “Il giorno del giudizio”, ma per qualche motivo si era bloccato dal punto di vista creativo e mi chiese di dargli una mano con le matite. Dopo l’ok di Burattini realizzammo tutta la parte rimanente della storia con una certa soddisfazione di tutti. Poi venne Hellingen e, nella lavorazione del lunghissimo ritorno, la nostra collaborazione diventò veramente efficace con alcune tavole di grande impatto grafico.

In ambito zagoriano, per chiudere questa parentesi, ci piacerebbe conoscere alcune anticipazioni sulle storie che stai realizzando, sia da solo sia in coppia con Marco Verni.
Gianni Sedioli: Con Marco sono al lavoro su una storia scritta da Jacopo Rauch, “La Signora dei serpenti”, con la ciurma di Fishleg ed in particolare Ramath come protagonista. In singolo invece, sono al lavoro su di una storia scritta da Zamberletti intitolata “Sezione Omega”.


Passiamo adesso al Ranger che dà nome a questo blog: oggi che sei un affermato disegnatore bonelliano, ti piacerebbe disegnare per Tex, ti è mai stato proposto?
Gianni Sedioli: A chi non piacerebbe confrontarsi con Tex? Purtroppo, a parte alcune ipotesi di una storia breve sul Color, niente proposte. D’altronde lo staff di Tex è pieno di disegnatori bravissimi e la mia mano è troppo utile nel mondo di Zagor.

Cosa significherebbe per te disegnare storie di una leggenda dei fumetti come Tex?
Gianni Sedioli: Sarebbe come la ciliegina sulla torta dopo una lunga carriera partita dalla gavetta, come la mia. Come la bandiera sulla cima dell’Everest, dove più in alto non c’è più niente 😉

Chi o cosa è Tex, secondo te? Cosa ti piace di più nel Ranger e cosa di meno?
Gianni Sedioli: Di Tex mi piace la linearità delle storie, il carattere a tutto tondo. Tex è un “raddrizzatorti”. E’ il senso naturale di giustizia. Tex è un archetipo di uomo che forse non è mai esistito ma a cui tutti vorremmo somigliare. Che mi piace di meno… non tanto di Tex in quanto personaggio, ma come tipo di storie, il fatto che stiano diventando forse troppo complesse da seguire, col rischio di perdere quel carattere di fumetto popolare che lo ha sempre definito negli anni.

Ritieni che Tex sia cambiato negli ultimi anni? Sotto quali aspetti?
Gianni Sedioli: Come dicevo sopra, le storie, tra sceneggiature e disegni, si sono fatte sempre più d’autore. La qualità è sempre più alta col rischio però di allontanarsi troppo da quella linearità e semplicità di lettura che lo ha sempre contraddistinto negli anni. Mi è capitato spesso gente che conosco dire che le storie nuove di Tex sono troppo “difficili” e preferiscono rileggersi i classici… il mio caro zio, che mi ha iniziato al fumetto bonelliano, di cui parlavo all’inizio dell’intervista, tanto per un fare un esempio, è uno di questi.

Per concludere il tema, come vedi il futuro del Ranger?
Gianni Sedioli: Lo vedo bene! In Bonelli ci sono grandi autori, tra scrittori e disegnatori, che sapranno come districarsi con i problemi che il fumetto e tutta la stampa da edicola hanno, oggi, nella modernità. Ma qui si aprirebbe un discorso veramente lungo.

Quanto tempo impieghi per disegnare una tavola? Hai degli orari? Come si articola una tua giornata tipo fra lavoro, letture, tenerti informato, ozio, vita familiare?
Gianni Sedioli: Sono abbastanza regolare e metodico nei tempi di lavoro. Mi serve circa una giornata di lavoro per una tavola di Zagor, ed in base a questo riesco ad organizzarmi sia la settimana lavorativa che gli impegni familiari e la vita sociale. Ormai i miei due figli sono grandi e autonomi, ma quando erano piccoli, con mia moglie titolare di una sua piccola attività artigianale, sempre fuori casa, gestire il tutto non è stato facile. Devi incastrare tutto! Chi ha famiglia sa cosa intendo dire, e la famiglia di un disegnatore di fumetti richiede lo stesso tempo e dedizione di tutte le altre famiglie, immagino 😉

Il fumetto della SBE è sempre stato il tuo obiettivo oppure avresti preferito fare il cosiddetto fumetto d’autore come Pratt, Battaglia, Toppi, Manara?
Gianni Sedioli: Devo essere sincero, io adoro il fumetto popolare! Apprezzo naturalmente i grandi autori, ma il fumetto “popolare”, cioè quel tipo di fumetto che fin dalla sua concezione è rivolto al grande pubblico, mi sembra più vero. E poi, esiste veramente, oggi, tutta questa differenza tra fumetto popolare e fumetto d’autore? Quando da ragazzino leggevo Corto Maltese e non pensavo certo di trovarmi di fronte ad un fumetto “d’autore”, come noi lo intendiamo oggi, semplicemente mi piaceva.

Ti senti un artigiano del fumetto oppure un artista? Disegnare è per te uno stimolo, un divertimento oppure un lavoro?
Gianni Sedioli: Disegnare è tutto questo! Stimolo, divertimento e anche lavoro. Per me riuscire a vivere ed avere una vita “normale” disegnando è il massimo della realizzazione. Io ci vivo con il mio lavoro ed è per questo che ho un grandissimo rispetto per quello che sto facendo. Artista o non artista… mah! In America la parola artista è molto più diffusa e facile da usare, tutti sono artisti di qualcosa. In Italia la parola artista ha un peso enorme, forse per via della nostra Storia. Cerco di tenere l’atteggiamento di chi è consapevole di fare un lavoro, sì creativo e artistico, ma anche artigianale.

Puoi esporci la tua tecnica di lavoro?
Gianni Sedioli: Molto semplice! Visualizzo la sceneggiatura con un veloce storyboard. Poi comincio a disegnare “seriamente” studiando le prospettive e le anatomie disegnando bozze su fogli leggeri. Dopodiché appoggio tutto sul tavolo luminoso e riporto su di un foglio liscio, Shoeller da 220 grammi. A quel punto la tavola a matita è pronta per essere inchiostrata. Per l’inchiostrazione uso in genere i pennelli Windsor & Newton serie 7 nr 2. Recentemente sto lavorando anche su digitale e qui servono tavole grafiche come la Wacom Cintiq e programmi di grafica come il Manga Studio e Photoshop.

Esiste un’altra testata bonelliana, per la quale non hai mai lavorato, e che ti piacerebbe tantissimo disegnare? In caso positivo, puoi dirci quale sarebbe e perché?
Gianni Sedioli: Senza dubbio Dragonero Adventures, la nuova e la prima serie Bonelli rivolta ad un pubblico di ragazzini! Se ricordi, sono nato come autore di fumetto su Tiramolla, sarebbe come tornare alle origini.

Che progetti ci sono nel tuo futuro? Puoi già anticiparci qualcosa?
Gianni Sedioli: Per il futuro ci sarà ancora Zagor. Dovremo prima o poi spiegare dov’è finito Hellingen.

Quali fumetti leggi attualmente, ovvero con quali ti identifichi maggiormente?
Gianni Sedioli: Oltre a Zagor e Tex seguo regolarmente Dragonero, che trovo molto ben fatto, e anche Mercurio Loi; per quanto non sia un prodotto da edicola ma piuttosto da libreria, lo trovo veramente molto interessante! Poi ci sono tanti altri fumetti che seguo soprattutto per l’autore. Tutto quello che disegnano Alan Davis e Mark Farmer, per fare un esempio.

Oltre ai fumetti, quale tipo di libri leggi? E quali le tue preferenze nel campo del cinema e della musica?
Gianni Sedioli: Per la narrativa, i fumetti sono più che sufficienti. Leggo molta saggistica, storia, filosofia, psicologia, religione… roba impegnata, insomma 😉 Per la musica, tutto quanto fa rock! Dai Foofighters ai Muse, Led Zeppellin e via discorrendo. Al cinema va bene tutto, purché non sia stupido o eccessivamente violento e triste.

Bene, noi avremmo finito. C’è ancora qualcosa che vorresti dire? Qualcosa che non ti è stato chiesto e che avresti assolutamente voluto far sapere ai nostri lettori?
Gianni Sedioli: Direi che è stato detto tutto il necessario!

Caro Gianni, a nome del blog portoghese di Tex, ti ringraziamo moltissimo per l’intervista che ci hai così gentilmente concesso.
Gianni Sedioli: Grazie a voi per l’interesse dimostratomi!

(Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza naturale)

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