Intervista esclusiva: LUIGI SINISCALCHI

Intervista condotta da José Carlos Francisco, con la collaborazione di Giampiero Belardinelli per la formulazione delle domande, di Júlio Schneider (traduttore di Tex per il Brasile) e di Gianni Petino per le traduzioni e le revisioni e di Bira Dantas per la caricatura.

Ciao carissimo Luigi Siniscalchi, e benvenuto sul blog portoghese di Tex. Com’è nata la passione per il disegno? Quali letture fumettistiche ti hanno appassionato da bambino e da adolescente?
Luigi Siniscalchi: Grazie, benvenuto sul mio PC! Sono d’accordo, prima di tutto c’è la passione per il disegno, che credo sia nata con me; poi lo studio dei grandi artisti del passato, grazie a mio fratello Eugenio, che mi ha “sensibilizzato” in questa direzione. Leonardo Da Vinci era il suo idolo, per non parlare di Michelangelo Buonarroti e Caravaggio, di cui copiavo e ricopiavo (in modo maldestro), figure e anatomie. Intrapresi quasi naturalmente gli studi artistici, appena terminate le scuole medie. Al Liceo conobbi quello che fu il maestro con la emme maiuscola: Matteo Sabino, noto acquarellista di paesaggi della costiera cilentana (di cui era nativo) e salernitani. Ancora oggi le sue parole e i suoi insegnamenti sono presenti nel mio lavoro di studio, ricerca e sperimentazione. Il mio primo approccio al fumetto furono i comics americani, i super-eroi di Buscema, Gil Kane, Romita, i bonelliani Galleppini, Fusco, Diso e il Magnus di Alan Ford. Mi piaceva molto leggere Topolino, di cui apprezzavo le storie disegnate da Romano Scarpa e da Giorgio Cavazzano.

Dopo esserti diplomato nel liceo artistico della tua città (Salerno) entri in contatto con Giuliano Piccininno: come si è svolta la vostra collaborazione?
Luigi Siniscalchi: Io in verità avrei voluto fare cartoni animati, ma non c’era molta possibilità nella mia città di frequentare studi di animazione per la “gavetta” ed ero troppo giovane per andare a Milano; fare fumetti era il sistema più veloce a quell’età, per concretizzare in relativa velocità un progetto scritto e disegnato. Prima di pensare al guadagno, la mia preoccupazione è sempre stata produrre qualcosa di qualitativamente decente. Fu quasi un caso se conobbi Giuliano Piccininno, all’epoca disegnatore di punta di Alan Ford insieme a Raffaele Della Monica (oggi disegnatore di Zagor); andavo a studio da GP, che abitava nella mia stessa città, a mostrare i miei pedestri lavori e scopiazzature di Buscema prese da “Conan il Cimmero”, quando mi propose di lavorare per lui nel fare matite e qualche sfondo su abbozzi di tavole impostate dallo stesso Giuliano.

Come giudichi, oggi, quell’esperienza professionale?
Luigi Siniscalchi: Per me non era un lavoro, non avevo ambizioni di guadagno, ma solo la volontà di non collezionare pessime figure con il mio maestro; l’approccio con il mio mestiere di “fumettaro” è rimasto immutato nel tempo. Ho avuto tanti insegnamenti da GP, soprattutto per quanto riguarda il linguaggio del fumetto, la narrazione; cosa mettere in scena e cosa non inquadrare perché inutile ai fini della storia. Ovviamente anche l’entrare direttamente in contatto con qualcuno che conosceva da vicino la tecnica dell’inchiostrazione e i mezzi da usare, è il massimo per chi aspira a fare questo mestiere.

In seguito, lavori per i periodici erotici della EPP e inizi a firmare le tue tavole; consideri quell’esperienza di scarso valore, oppure, come molti, consideri i cosiddetti popolari erotici degni di essere riconosciuti con attenzione?
Luigi Siniscalchi: Quel periodo lo ricordo con molta positività; l’approccio con il fumetto hard, che fino a quel momento consideravo di pessima fattura, fu da me rivalutato, grazie alla qualità del lavoro dei miei colleghi (Bruno Brindisi, Luigi Coppola e Roberto De Angelis) e degli sceneggiatori brillanti e dall’attenzione e cura verso le nostre produzioni da parte dell’editore dell’EPP. Così nacque lo studio Trumoon inc., da considerare più come luogo di aggregazione e confronto, che come studio tradizionale per lavorare. Mi spiego: fino a quel momento conoscevo studi di fumetti in cui ogni disegnatore si divideva, di un’unica storia, sfondi, personaggi, matite o chine, noi invece facevamo ognuno il proprio lavoro in modo individuale. E’ stato quindi necessario professionalmente; il tipo di fumetto che disegnavo, richiedeva tutta una serie di elementi realistici, e non mi riferisco solamente al dover illustrare scene erotiche (in cui l’anatomia umana è al centro dell’attenzione del lettore), ma auto, ambienti, recitazione e quindi la regia, sono elementi importantissimi, per cui credo proprio che sia stata quella un’esperienza di valore altissimo!

La Acme di Francesco Coniglio è stata un’altra palestra fondamentale per molti disegnatori e sceneggiatori: è stata forse quell’esperienza a lanciarti verso i popolare d’autore della Sergio Bonelli Editore?
Luigi Siniscalchi: Giusto! Una vera e propria palestra, se fatta nel modo giusto e con una dieta alimentare adeguata. Coniglio aveva un’idea ben precisa dello stile da pubblicare, quindi attento al lavoro dei suoi collaboratori; ricordo i pomeriggi dipinti di piacevoli chiacchierate sul fumetto, in Via Ravenna, dove c’era la sede della Casa Editrice Acme; sicuramente anche lui ha contribuito a trasmettermi la passione per le produzioni bonelliane. Non dimentichiamo che, grazie a Francesco, sono venuti fuori disegnatori del calibro di Marco Soldi, Stefano Andreucci, Mauro Laurenti, Fabio Valdambrini e gli stessi Brindisi e De Angelis… o sceneggiatori come Michelangelo La Neve, Stefano Santarelli, solo per citarne alcuni.

Il passaggio dall’horror della testata Splatter (della sopracitata Acme) a quello di Dylan Dog è stato importante: qual è stata la tua reazione quando ti hanno comunicato di far parte dello staff delle serie?
Luigi Siniscalchi: Le riviste Splatter e Mostri mi diedero la possibilità e il vantaggio di farmi conoscere da Tiziano Sclavi ancor prima di propormi per la serie con le mie tavole di prova. Mi diede ulteriori pagine di sceneggiatura di prova e rimasi allibito, quando in fase di ultimazione delle stesse, mi disse “ora proseguiamo!”… erano le prime de “I Killer venuti dal Buio” di Claudio Chiaverotti.

Puoi raccontarci le fasi che ti hanno condotto alla Casa editrice di Via Buonarroti?
Luigi Siniscalchi: La già citata rivista della Acme era in chiusura, io avevo appena finito il servizio militare e, spinto da Brindisi, mi decisi a fare tre pagine di Dylan Dog di prova. Chiamai Sclavi e chiesi un appuntamento per fargli visionare le tavole; ammetto che ero poco convinto del mio lavoro e ci contai poco. Ero molto giovane e credevo poco nelle mie possibilità, anche se la qualità della mia produzione era già ad un livello medio alto, pensavo di non riuscire mai ad entrare in Bonelli e, lo ammetto, mi spaventava l’idea di fare storie di 94 pagine; temevo che in corso d’opera avrei cambiato il mio tratto. Tiziano rimase colpito positivamente da uno zombie da me disegnato (più che dal volto dell’Indagatore dell’Incubo, come ho già detto prima), di cui notò un vermetto che fuoriusciva dall’orbita, a detta sua “fantastico!’’.

Quanto tempo ti ha impegnato il primo episodio che hai realizzato per Dylan Dog? E a livello tecnico quali sono i stati i cambiamenti con la tua precedente produzione?
Luigi Siniscalchi: Tecnicamente non ho cambiato nulla, usando stessi mezzi e lavorando sulla documentazione come avevo fatto già in precedenza; per la prima volta ho costruito la pagina con le classiche tre strisce bonelliane (fino a quel momento, con i fumetti di Splatter e Mostri, la gabbia era assolutamente libera) e, inizialmente, non nascondo che ho avuto un po’ di difficoltà. Per quanto riguarda il tempo di realizzazione, ci ho messo quattro mesi, o giù di lì.

Quali sono stati, nel corso della tua carriera, i tuoi riferimenti artistici?
Luigi Siniscalchi: Bene o male sono sempre gli stessi, ho già citato Romita, Buscema, Kane… poi si sono affiancati, nel tempo, molti altri; della scuola argentina: Font, Mandrafina, Breccia, Bernet… gli italiani Diso, Civitelli, Milazzo, Stano, Casertano, Ambrosini, Dall’Agnol… e non per ultimo, in ordine di grandezza, ma per cronologia, ho studiato artisti come Toth, Caniff, Robbins, Munoz.

Dall’horror sei poi passato al giallo e al noir disegnando Nick Raider e Julia: per Nick hai collaborato soprattutto con Piani e con Manfredi; per Julia con De Nardo e La Neve e solo marginalmente con Berardi. Questi autori ti hanno aiutato nel differenziare il tuo modo di raccontare le scene, oppure lavorando con molti sceneggiatori nell’arco di pochi anni ti ha creato qualche difficoltà?
Luigi Siniscalchi: Ovviamente ogni scrittore, con il suo personalissimo stile narrativo, mi ha “costretto” a cambiare qualcosa nel mio modo di illustrare storie a fumetti. Le difficoltà ci sono e, devo dire, che quelle sono sempre le benvenute. E’ questo l’unico modo per crescere e non congelarsi in uno stile, che a lungo andare può annoiare, non solo il lettore, ma anche il sottoscritto.

Con Magico Vento sei tornato a narrare il soprannaturale, anche se l’approccio di Manfredi è del tutto diverso da quello di Sclavi: quali sono state le soddisfazioni o le difficoltà di questa collaborazione?
Luigi Siniscalchi: Magico Vento è stata una bella esperienza, non solo perché dopo anni ho avuto occasione di disegnare storie di tipo soprannaturale, ma perché sono dovuto ripartire da zero e studiare tutto quello che viene richiesto in un racconto di genere Western; la difficoltà di capire il cavallo, non solo nell’anatomia, ma nell’atteggiamento e nella psicologia, per donargli la giusta recitazione e, quindi, farlo reagire nell’esatto modo in particolari circostanze. Gli ambienti di fine ‘800 e gli oggetti che lo compongono, non si possono inventare, così come non si può lavorare di fantasia per le armi e il loro funzionamento. Avevo già lavorato con Manfredi su un paio di storie di Dylan Dog, ma con MV ho apprezzato il suo modo sintetico ed efficace nel descrivere le scene, virtù molto rara tra gli sceneggiatori.

Tra il 2006 e il 2011 hai lavorato alle due miniserie ideate da Pasquale Ruju: Demian e Cassidy. Quali dei due personaggi, senza far torto all’uno o all’altro, senti più vicino al tuo modo di raccontare attraverso il disegno?
Luigi Siniscalchi: In entrambi i casi mi sono molto divertito; per il primo mi sono tuffato in un mondo e in un genere che avevo visto al cinema con i film diretti o prodotti da Luc Besson o Zhang Yimou e ho illustrato una Marsiglia, che invece, non avendo mai visitato fisicamente, come una Napoli tenebrosa. Cassidy mi ha dato la possibilità di riprendere quel cinema con cui sono cresciuto, quello degli anni ’70, interpretati da Steve McQueen, di genere “on the road”, o anche ripescando dalla memoria e dai telefilm polizieschi che mi hanno accompagnato da bambino, di Starsky & Hutch, per citarne solo uno.

Da qualche mese sei coinvolto nell’avventura di Saguaro: come è stato il lavoro di preparazione svolto con Bruno Enna (lo sceneggiatore creatore del personaggio) e gli altri tuoi colleghi?
Luigi Siniscalchi: I “model sheets” e parte degli ambienti della serie, sono stati visualizzati dal bravo Alessandro Poli (disegnatore di Dylan Dog e copertinista di Demian e Cassidy), poi via via, con i miei colleghi dello staff, stiamo disegnando il resto di ambienti e personaggi comprimari (ovviamente supportati dalle minuziose descrizioni e supervisioni di Bruno).

Quanti episodi di Saguaro hai finora completato?
Luigi Siniscalchi: Ora sto lavorando al mio quarto episodio, il numero XVII, intitolato “Il nido dell’aquila”.

Potresti anticiparci qualcosa della storia alla quale stai lavorando?
Luigi Siniscalchi: Della storia ho pochi elementi, per poter raccontare qualcosa di concreto, di certo so che rientra in ballo l’acerrimo nemico di Thorn, il killer Ray “Cobra” Brest, più cattivo e spietato che mai.

Quanto tempo impieghi per disegnare una tavola? Hai degli orari? Come si articola una tua giornata tipo fra lavoro, letture, tenerti informato, ozio, vita familiare?
Luigi Siniscalchi: Punto la sveglia alle 06.40, preparo il caffè per me e la mia compagna, così tra l’accompagnare la bimba a scuola e faccende varie, comincio a lavorare alle 09.00 del mattino. Stacco per il pranzo e, se non ho altri impegni, lavoro fino alle 20.00/21.00. Nell’arco della giornata, tra qualche cambio di pannolino alla piccola, mi collego al social network Facebook, dove posto disegni, che faccio nel tempo libero e dove ho la possibilità di scambiare opinioni con colleghi e lettori. Solitamente impiego una giornata per disegnare una tavola e quasi sempre la completo… dipende molto dalle difficoltà della scena da illustrare.

Come procedi nella creazione? Fai una pagina completa e dopo passi all’altra? E quali strumenti di lavoro utilizzi?
Luigi Siniscalchi: Dopo aver letto l’intera sceneggiatura, passo agli story-board, utilissimi per le sequenze e per rendermi conto del tipo di documentazione di cui ho bisogno. Poi passo al lavoro di matite, ne faccio 15/16 e infine ripasso a china; una volta per l’inchiostrazione, adoperavo il pennino per i personaggi e alcuni dettagli degli sfondi, i pennarelli per quanto riguarda le parti da tirare a squadretta e il pennello per le campiture di nero. Oggi sono passato alla tavoletta grafica, che uso principalmente per inchiostrare, le matite le faccio a parte e le scansiono. Negli ultimi tempi aggiungo del retino piatto puntinato per i mezzi toni e cerco il più possibile di non farmi prendere la mano nell’inserirlo, non amo molto chi ne fa un uso smodato. Insomma cerco di non snaturare l’artigianalità del mio lavoro, avvalendomi della collaborazione del computer, ma solo per lavorare con più attenzione sulle figure piccole e sugli sfondi, avendo con esso, la possibilità di ingrandire i particolari… non per “stupirvi con effetti speciali”, come recitava lo slogan di una pubblicità tempo fa.

Quali sono i tuoi rapporti con gli sceneggiatori? Le istruzioni che ti passano sono particolareggiate o la vignetta è lasciata alla tua creatività? Ti consegnano del materiale informativo?
Luigi Siniscalchi: Non tutti hanno lo stesso metodo di lavoro, ma per lo più in comune hanno tutti quello di dare dei riferimenti con letture, film e inserendo sulle sceneggiature link di blog o siti internet. Io di tutto questo non posso che essergliene grato, ho bisogno il più possibile di capire cosa si vuole che disegni e come… al resto provvede il mio background e il mio stile grafico, rispettando il più possibile l’impostazione e il racconto dello scrittore.

Esiste un’altra testata bonelliana, per la quale non hai mai lavorato, e che ti piacerebbe tantissimo disegnare? In caso positivo, puoi dirci quale sarebbe e perché?
Luigi Siniscalchi: Non voglio fare torti a nessuno degli autori in Bonelli e, anche se non ho molta confidenza con la diplomazia, ti dico che a me piace disegnare fumetti, a prescindere dal personaggio e dal genere (con tutte le difficoltà che possono venire a verificarsi). Penso che come risposta può andare bene!

Passiamo adesso al Ranger che dà nome a questo blog: oggi che sei un affermato disegnatore bonelliano, ti piacerebbe disegnare per Tex, ti è mai stato proposto?
Luigi Siniscalchi: No, non mi è stato mai proposto e, se mai un giorno dovessero farlo, credo che proverei un gran senso di responsabilità nell’affrontarlo.

Cosa significherebbe per te disegnare storie di una leggenda dei fumetti come Tex?
Luigi Siniscalchi: La sensazione nell’affrontare un personaggio come Tex Willer, sarebbe la stessa che avrebbe un attore di oggi a dover interpretare il ruolo de “Il mercante di Venezia” dopo Laurence Olivier.

Chi o cosa è Tex secondo te? Cosa ti piace di più nel Ranger e cosa di meno?
Luigi Siniscalchi: Mi piace l’azione e il positivismo di un eroe tutto di un pezzo, armato sempre e comunque di buoni sentimenti, quindi di altruismo. Questo è Tex, l’avventura con la “A” maiuscola, non si può scegliere cosa aggiungere e cosa togliere…

Ritieni che Tex sia cambiato negli ultimi anni? Sotto quali aspetti?
Luigi Siniscalchi: Ammetto che l’epoca di Gianluigi Bonelli la conosco poco, ma solo per ragioni anagrafiche; ho iniziato leggendo le storie scritte da Nizzi, che a detta di molti lettori, seguiva i passi del suo creatore. Forse negli ultimi anni, con Boselli e Manfredi, Tex ha maturato una connotazione più storica e i personaggi hanno una caratterizzazione più moderna, con indagini di natura psicologica maggiore.

Per concludere il tema, come vedi il futuro del Ranger?
Luigi Siniscalchi: Io spero che rimanga sempre lui, riconoscibile nei suoi pregi e nei suoi difetti di uomo.

Il fumetto della SBE è sempre stato il tuo obiettivo oppure avresti preferito fare il cosiddetto fumetto d’autore come Pratt, Battaglia, Toppi, Manara?
Luigi Siniscalchi: Come avrete appreso dalla maggior parte delle mie risposte, sono un fruitore di fumetti popolari… quindi li leggo e li amo da sempre. Sono fermamente convinto che gli autori citati non si sono mai posti la stessa domanda all’inverso e le loro intenzioni non erano quelle di essere “autori”, ma hanno semplicemente raccontato storie; non dimentichiamo poi che la maggior parte dei disegnatori citati provengono dal fumetto popolare.

Che progetti ci sono nel tuo futuro? Puoi già anticiparci qualcosa?
Luigi Siniscalchi: Per ora c’è Saguaro e già lui da solo mi prende tanto tempo. Non credo di cercare altre strade per esprimere il mio disegno e confesso che il coinvolgimento verso nuove testate, da parte di sceneggiatori entusiasti e completi, come quelli che lavorano in Bonelli, non mi permettono di “desiderare” di lavorare per altri mercati, che di mitico, per ora e per quanto mi riguarda, hanno ben poco. Ovviamente mai dire mai, mi lascio sempre una porticina aperta verso nuove strade per sperimentare e divertirmi.

Quali fumetti leggi attualmente, ovvero con quali ti identifichi maggiormente?
Luigi Siniscalchi: Seguo la produzione Bonelli (non mi stancherò mai di portare alta la bandiera del fumetto popolare) e qualche meteora del mercato francese, giapponese (i cosiddetti manga) o americano. Purtroppo la mia deformazione professionale mi porta ad essere ammaliato soprattutto dal disegnatore e qualche volta sono fortunato nel beccare anche belle storie. Mi basterebbe guardare e rileggere tutti gli albi e libri a fumetti che ho nella mia fumettoteca, per smettere di cercare altro!

Oltre ai fumetti, quale tipo di libri leggi? E quali le tue preferenze nel campo del cinema e della musica?
Luigi Siniscalchi: Amo il cinema nello stesso modo in cui amo il disegno; non sono tipo da film intellettuali, ma mi piace tutto quello che fa parte di un filone, di un genere. Vivo periodi di studio e di approfondimento per un regista o per un genere, appunto; passando dal cinema di Scorsese a film Horror di serie B, come le produzioni Troma degli ultimi trent’anni o per il cinema indipendente americano di Vincent Gallo e Steve Buscemi. Ho avuto anche il “periodo” del Blaxploitation e dei films di arti marziali degli anni ’70 e delle ultime produzioni di Zhàng Ymòu. La musica è una componente necessaria per la mia vita, oltre che per il mio lavoro. Ascolto tutto quello che è evocativo di un periodo storico; il Rock, il progressive inglese e italiano, Frank Zappa, l’Heavy Metal associata ai virtuosi della chitarra elettrica, il rap e la musica italiana tutta. Un lavoro di ricerca appassionante che mi accompagna da sempre. Per quanto riguarda la letteratura, ho da sempre “divorato” i libri noir del Maigret di Simenon (grazie anche all’attrazione per le splendide copertine di Ferenc Pinter), la poesia di Benni (non tutta), i romanzi di Peppe Lanzetta ed altri che ora non mi vengono in mente… magari vi allego la foto della mia libreria che ho in salone 😉

Bene, noi avremmo finito. C’è ancora qualcosa che vorresti dire ai lettori riguardo Luigi Siniscalchi?
Luigi Siniscalchi: Credo di aver messo tutto me stesso in queste risposte, non credo ci sia altro da dire… spero di mantenere viva in me sempre la curiosità del bambino, acquisendo la maturità dell’adulto, vivendo alla giornata, quindi senza preoccuparmi del futuro, che a volte, lo confesso, un po’ mi spaventa.

Caro Luigi Siniscalchi, a nome del blog portoghese di Tex ti ringraziamo moltissimo per l’intervista che ci hai così gentilmente concesso.
Luigi Siniscalchi: Grazie a voi per avermi dato l’opportunità di analizzare la mia carriera lavorativa e, quindi, me stesso. Quanto vi devo per la seduta? Un abbraccio a tutti voi lettori del blog portoghese di Tex!

(Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza naturale)

3 Comentários

  1. Sono lo zio omonimo del Maestro, sono orgoglioso del suo talento e della sua bravura. Tanti complimendi e auguri di tanti successi per la tua carriera.
    Un abbraccio;
    Zio Luigi.

  2. Ciao Luigi, puoi mandarmi una tua tavola Tex o disegno autografato? Ti lascio indirizzo: Cono Vincenzo, Viale Romagna 19 – 20093 Cologno Monzese, Milano.
    Grazie al momento non lavoro e la salute è cosi cosi.

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