Tex “La mano del morto”: Interviste esclusive con gli autori Mauro BOSELLI e Alfonso FONT

Boselli e Font por Bira Dantas

Interviste condotte da José Carlos Francisco, con la collaborazione di Giampiero Belardinelli, Mário João Marques e Roberto Pagani per la formulazione delle domande, di Bira Dantas per la caricatura e di Júlio Schneider (traduttore di Tex per il Brasile) e Gianni Petino per le traduzioni e le revisioni.

MAURO BOSELLI

Mauro BoselliCom’è nato il progetto di questa avventura? E hai pensato subito ad Alfonso Font per disegnarla, quando hai iniziato a scriverla?
Mauro Boselli: E’ un’idea che avevo da qualche tempo nel cassetto. Dare una spiegazione immaginaria all’irrisolto mistero della morte di Wild Bill, di cui si sa chi fu il killer (impiccato) e di cui si sa anche che ci furono dei mandanti (Varnes e Brady, mai catturati nè interrogati in merito). Da subito, l’intenzione era quella di coinvolgere Calamity Jane come vendicatrice.

Nella saga texiana i personaggi storici sono sempre stati utilizzati con particolare parsimonia dagli sceneggiatori, da G. L. Bonelli in poi. Nella tua storia La mano del morto, invece, ne hai impiegati magistralmente diversi, a partire dai celeberrimi Wild Bill, Buffalo Bill e Calamity Jane. Si è trattato di un episodio una tantum oppure, anche pensando al Texone del 2009, in futuro attingerai più frequentemente alla Storia?
Mauro Boselli: I Texoni di quest’anno e dell’anno scorso, così esotici e storici, partono da una precisa richiesta di Sergio Bonelli. A volte ricorriamo alla Storia proprio per trovare soggetti nuovi. Così sono nate le recenti avventure dei Jayhawkers o dei Buffalo Soldiers. Il genere western E’ storico! Comunque, parlando di personaggi realmente esistiti o di situazioni storicamente accadute, è chiaro che dobbiamo farlo con buonsenso e non troppo spesso. Per noi, come diceva Ford, è comunque più importante la Leggenda!

Tex n. 593La presenza di tanti personaggi storici non ha appannato il mito di Tex. Il carisma dell’eroe emerge in ogni situazione e lo stesso Carson – in fondo anche lui è un personaggio storico – è un autentico mattatore. La forza morale di Tex e dei suoi amici è trascinante: occorre sentirla sulla pelle. È giusta questa nostra impressione?
Mauro Boselli: Io la trovo giusta. L’importante è non cadere nel didascalico e nel noioso. Tex dev’essere motore primo e risolutore. Lui e i suoi pards.

La vicenda che hai ideato è molto complessa, e ha il pregio di svelarsi in maniera chiara e di non lasciare dubbi di sorta. Il finale ti si è svelato in corso d’opera oppure ti è bastato seguire con naturalezza le azioni di Tex e i suoi pards per giungere a una conclusione appagante?
Mauro Boselli: I miei finali non sono mai completamente decisi dall’inizio. Di solito lascio che i personaggi si muovano da soli. In questo caso hanno indagato…

Calamity JaneParlaci un po’ di due personaggi che, a loro modo, riempiono la sceneggiatura: Calamity Jane, che qui viene come angelo vendicatore di qualcuno che ha amato, ma anche Luke Harrigan, il bandito a cui viene concessa una seconda opportunità.
Mauro Boselli: Che ti devo dire? Calamity è un mito del West. Da giovane era anche graziosa, poi si è lasciata un po’ andare ma d’altronde noi stampiamo la leggenda. Volutamente appare solo alla fine, come nelle storie epiche. C’è, ma non si vede. Altrimenti sarebbe stata una presenza troppo ingombrante.

La figura del coprotagonista Luke Harrigan e la sua redenzione erano già ben delineati nella tua mente fin dall’inizio? Rimane l’impressione che tu ti sia affezionato a questa simpatica canaglia 😉 in corso d’opera, oltre le tue stesse intenzioni, e che la sua salvezza lasci presagire un successivo ritorno.
Mauro Boselli: Luke è proprio uno di quei personaggi che nascono per circostanza fortuita. L’ho scoperto e conosciuto un po’ alla volta, proprio come accade a Tex e Carson. Ma non intendo farlo tornare. Non ha lo spessore sufficiente. E’ eroe di una sola storia.

Tex n. 594Kit Willer viene considerato da alcuni un personaggio secondario: nelle tue sceneggiature il figlio di Tex mostra invece un’esplicita padronanza di sé. Cosa ti affascina di questo personaggio, che sembra starti molto a cuore?
Mauro Boselli: Innanzitutto dico, a costo di attirarmi delle critiche (e chi se ne frega!) che coloro che detestano Kit Willer non sono veri fans di Tex. O sono fans tardivi e incompleti. L’appassionato di Tex deve adorare tutti e quattro i pards (e Pat e Montales e Gros-Jean e Mefisto e Brandon e Morisco… ecc… Nessuno escluso!). Da vero fan di Tex, io semplicemente utilizzo Kit, come lui si merita. Tornando ai fans che odiano Kit perché è giovane e in gamba, credo che avrebbero bisogno di una bella seduta di analisi.

Si vede che questa sceneggiatura è ambiziosa: nel tema, nello svolgimento dei personaggi, nell’utilizzo dei miti del West, nell’inquadramento dei vari sviluppi che ha l’avventura. Pensi che un personaggio con più di 60 anni possa continuare a mostrare questa ambizione?
Tex n. 595Mauro Boselli: Claro que sì. Se sappiamo o vogliamo fare solo le solite storielle allora cambiamo mestiere. Ogni tanto bisogna osare, no? A costo di scontentare i soliti quattro polverosi privi di immaginazione.

I tre albi a tua disposizione ti hanno permesso di alternare scene concitate ed assai dinamiche ad altre caratterizzate da un ritmo più disteso e da un dialogo più fitto necessari per riassumere gli avvenimenti. Ci sono tue storie passate in cui hai avvertito il bisogno di scriverle con una lunghezza diversa?
Mauro Boselli: Mi sono sentito limitato nell’«Ultima diligenza» che era prevista per tre albi, inizialmente, e in «Buffalo Soldiers», che ho dovuto comprimere in due albi e mezzo. Le altre storie, nel bene e nel male, sono come dovevano essere.

ALFONSO FONT

Alfonso FontGeneralmente le storie firmate Boselli & Font (e La mano del morto ne è l’ennesima conferma) abbondano di comprimari, personaggi minori o addirittura semplici comparse il cui tratto distintivo è l’efficace caratterizzazione grafica. Come procedete tu e Boselli a comporre questo mosaico? Godi libertà assoluta nella creazione di tutti i personaggi oppure quelli più importanti vengono studiati a tavolino con lo sceneggiatore?
Alfonso Font: Generalmente Mauro preferisce avere uno studio preliminare dei personaggi. Lui mi fa arrivare una descrizione dei loro caratteri, l’età e la loro partecipazione nell’insieme della storia. Allora io cerco d’immaginare quel personaggio come qualcuno di vivo, reale, un essere umano che possa includere nel suo carattere quelle qualità.

Wild Bill HickokA proposito di personaggi importanti: abbiamo molto apprezzato la tua versione di Calamity Jane. La donna appare con la sua mascella pronunciata, ma allo stesso tempo, parafrasando le parole di Lupe (interpretata da Penelope Cruz) nel film Manolete, «la più bella tra le brutte». Su quali basi tu e Boselli avete scelto questa opzione e come siete giunti a definirla graficamente?
Alfonso Font: A me non piacciono per niente questi spettacoli barbari: non ho visto né vedrò il film “Manolete”, e non m’interessa il signor Manolete. Una volta chiara questa parte del mio pensiero, dirò che Mauro aveva già l’idea di una Calamity Jane per niente bella, ed io ho concordato con lui.

Carl MannLa ricchezza di ambienti e la cura nel descrivere i dettagli, dagli abiti alle armi, è notevole. Quanto lavoro preparatorio ti è occorso prima di metterti al lavoro sulla sceneggiatura?
Alfonso Font: Una storia senza una ricca ambientazione diventa poco credibile ed io ho una necessità vitale di rendere le mie storie il più credibili possibile.

Quanto tempo hai impiegato per disegnare questa avventura (questo dato che un lavoro così lungo costituisce da solo una vera e propria avventura)?
Alfonso Font: Dodici-quindici pagine al mese. Quindi circa due anni…

Quali sono state le più grosse difficoltà che hai incontrato e cosa significa per te questo lavoro di oltre 300 pagine?
Alfonso Font: Disegno fumetti da circa quarant’anni… Fronteggiare le difficoltà è un lavoro quotidiano. A volte l’inquadratura per la buona comprensione della scena può dare qualche grattacapo, ma solo per poco tempo.

Charlie RichDopo quasi 15 anni di proficua ed ininterrotta collaborazione, il tuo sodalizio con Mauro Boselli si è (momentaneamente?) interrotto. Come ti trovi a lavorare con Pasquale Ruju? Quali differenze di stile e tecnica stai notando?
Alfonso Font: Ho appena iniziato… Ho finito solamente le prime 20 pagine.

Per concludere, com’è il tuo rapporto con Tex?
Alfonso Font: Da quanti anni vivo con lui? Dodici, quindici? Non può essere altro che un amico, con un collegamento molto particolare.

(Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza naturale)

5 Comentários

  1. Perfino più spiritosa del solito la caricatura di Bira, devo dire: Boselli e Font che tremano con la Morte alle spalle sono davvero irresistibili! 😉

  2. Ottima intervista, come sempre!

    Il discorso sui “lettori privi di immaginazione” e gli sceneggiatori “che scrivono sempre la solita storiella” è da incorniciare. 😆

  3. Belle risposte in quanto sincere e senza timore di irritare alcuni “lettori sapientoni” ;-). Sono contento di aver collaborato all’intervista, come le altre di questo blog.

    Até logo

Responder a Sunset Cancelar resposta

O seu endereço de email não será publicado. Campos obrigatórios marcados com *